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Inviolata
Dakota Willink


Cadence libro uno

Un'estate. Un tocco… Dall'autrice di bestseller Dakota Willink, arriva il primo libro dell'opera in due parti Cadence- una storia romantica su una seconda opportunità che vi lascerà senza fiato.

Un'estate. Un tocco...

Cadence

Aiutare i miei genitori nella gestione del campeggio Riley era la mia priorità numero uno. Non avevo tempo per Fitz Quinn—non aveva importanza quanto fosse potente il suo sorrise. Era il figlio viziato di un politico facoltoso; uno stupendo creatore di problemi pieno di sé.

PerГІ nell'attimo esatto in cui mi ha parlato mi ГЁ entrato in testa.

Il mio cuore mi ha avvertito ma io non l'ho ascoltato. C'era qualcosa di protettivo e di buono sotto la facciata del cattivo ragazzoВ  che mi faceva vibrare dentro. Prima che lo capissi stavo giГ  cadendo velocemente e duramente.

Fitz

Non ero preparato a incontrare una ragazza come Cadence.

Era timida e innocente—e non era nulla di simile alle ragazze che di solito si affollavano alla mia porta.

Come potevo resistere ai suoi lunghi capelli biondi e ai suoi occhi color smeraldo?

Sapevo che non avrei dovuto desiderarla. Mio padre aveva giГ  altri piani per me e una relazione con lei non sarebbe mai andata oltre l'estate.

Pensavo che i nostri baci rubati in riva fossero solo una storiella estiva.

Innamorarmi di lei non sarebbe mai dovuto accadere.

Ma ГЁ successo.

Ora l'orologio si sta avvicinando al momento in cui dovrГІ tornare all'inferno che mi aspetta aВ  Washington D.C.

Mentre settembre si avvicina io mi sto avvicinando sempre di piГ№ a perdere a perdere tutto quello che sono arrivato ad amare.








Inviolata




Indice


PARTE 1 (#u0eed29e4-17cf-523b-87e8-fbdfc8e6c982)

Prologo (#ucf60d29e-e6ef-5c4f-b458-21fe458c130b)

Capitolo 1 (#u94827dc3-8b40-5c1e-9aa1-8bf4707ad083)

Capitolo 2 (#u0f0ff431-7857-559a-a91e-9f09bb2b9c21)

Capitolo 3 (#u6eb1ac70-a47a-5d8f-8966-b1af5bea9f49)

Capitolo 4 (#ud7e96a4b-a51d-51d1-8dcb-53a097a91f58)

Capitolo 5 (#u554aa3d9-28d5-59fb-9524-9493f11bbe03)

Capitolo 6 (#ud556ae9c-6fc5-5a26-b77d-38f272098523)

Capitolo 7 (#u83a9ef68-9cac-5eca-92a4-15a055cd83aa)

Capitolo 8 (#u83c5f268-aa3c-58bf-97fe-0ce0d6b88a46)

Capitolo 9 (#u221ddf8d-4b4a-5ac6-b192-57cd1c1a85d9)

Capitolo 10 (#u59fd918c-68dc-5bb5-a22f-ccc72c11ddbc)

Capitolo 11 (#ud4ee3ace-9eb0-59ba-8fba-54a57614281f)

Capitolo 12 (#u1365fc65-377b-50ac-8046-61f21533a5af)

Capitolo 13 (#ub4c3eb88-7b53-5677-90de-07934d31ef1e)

Capitolo 14 (#ue4730b17-d58d-50f2-b9ed-3facf5d66ae0)

Capitolo 15 (#u724a0e4e-c276-5315-acab-8b941de03f7d)

Capitolo 16 (#u90265398-f20a-5b8e-a7b1-6c544dc21adb)

Capitolo 17 (#u8a0a17ae-249e-5450-bdb8-16a300fae660)

Capitolo 18 (#u65886f88-d2ec-577a-854f-644c330b8b7d)

Capitolo 19 (#ub40bfef6-0bb1-54ff-9a26-dbd9847f8a92)

Capitolo 20 (#u5abe8ab4-9bf4-58ee-82a0-b666d5326468)

Capitolo 21 (#u4259da1d-2b00-596c-ba56-63363193f982)

Capitolo 22 (#uf3bf8610-4542-570b-bcaf-da53a7270540)

Capitolo 23 (#ud929a862-c1d5-5e2a-807c-0a9f6a76ba85)

Capitolo 24 (#ud8808706-aa27-53b9-8bce-5f67ba537d31)

Capitolo 25 (#uf3d8fb81-9dd6-5ebd-8758-03f809e85309)

Definita (#u09be6339-2e9b-5530-a8be-7a6a3ae4f009)

L’autore (#u3bdfbffd-48f9-5f66-9e27-7f05f89266c8)



PARTE 1


“Neppure il future più luminoso può compensare il fatto che nessuna strada può riportare a quello da cui proveniamo–all’innocenza della fanciullezza o alla prima volta che ci innamoriamo.”

Jo Nesbo




Prologo


Washington D.C.

16 anni fa

La pioggia fendeva il cielo notturno, il vento forte faceva sì che le gocce di pioggia colpissero le finestre con una violenza rabbiosa. Il temporale era una forza della natura, potente a sufficienza da potersi paragonare alla sofferenza che stava attraversando il mio corpo. Urlai per il dolore. Il mio urlo fu più forte del tuono che rombava all’esterno.

Voci attorno a me, il loro suono solo un’eco lontano nella mia mente. Non sapevo se fosse perché non ero in grado di sentirle o se semplicemente non volevo farlo. L’odore dell’antisettico era pungente nell’aria, ma io a malapena lo sentivo. Riuscivo a concentrarmi solo sul dolore. Il dolore nel mio cuore. Nel mio corpo. Non ero in grado di decidere dove mi facesse più male. Sapevo solamente che tutto proveniva dal fuoco che mi stava sferzando tutto il corpo.

Piansi di nuovo quando un ennesimo calore insopportabile irruppe dentro di me, il dolore era così forte che pensai potesse spezzarmi in due. Mi travolse un inesplicabile desiderio di fuggire. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non sapevo se sarei stata in grado di resistere molto più a lungo. Le lacrime offuscarono la mia vista annebbiando le forme in tutta la luminosa stanza bianca come una barriera a tutte le domande che attraversavano la mia mente.

Quando finirГ ? E quando sarГ  tutto finito? SarГІ in grado di vivere ogni giorno affrontando il ricordo di qualcosa che non ho mai potuto avere?

Le domande mi terrorizzavano ed erano le stesse che mi erano ritornate per la maggior parte dell’anno. Non sapevo se volevo farlo. Non sapevo se ero in grado di farlo. Volevo credere di essere in grado di sopravvivere, ma non ero sicura di avere la forza sufficiente per farcela. Da qualche parte nella mia mente sapevo che il dolore fisico era solo temporaneo. Ma sapevo anche che il dolore nel mio cuore non sarebbe svanito mai.

I coltelli che mi laceravano la schiena e l’addome sembrarono diminuire, concedendomi un momento per ricordare il giorno in cui avevo scoperto il mio destino. Avevo cercato di fuggire. Quella notte era simile a questa con una pioggia battente e lampi che illuminavano il nero cielo della notte.

Ero tornata a casa e avevo impacchettato in fretta e furia le mie cose non ponendo molta attenzione a quello che stavo facendo. Ricordavo quando avevo fatto fatica a smorzare il rumore dei miei singhiozzi mentre gettavo in una valigia il contenuto del mio comò, pregando di ricordarmi di prendere le cose essenziali in quel mio stato sconvolto. C’era stato uno scricchiolio nelle assi del pavimento della vecchia casa vittoriana in cui vivevo. Il rumore mi aveva spaventato.

Alzando lo sguardo dalla valigia avevo visto mia madre, in piedi sulla soglia della mia camera da letto. Colsi quanto fossero comprensivi e gentili i suoi occhi. Quando mi parlГІ rimasi quasi distrutta dal suono, la sua voce che mi rassicurava nel momento piГ№ buio e difficile.

“So perché stai cercando di andartene, Cadence,” aveva detto. “Non devi fuggire. Affronteremo tutto questo insieme come una famiglia. Vieni qui. Asciugati quelle lacrime. C’è un bel temporale là fuori. Dal rumore sembra che San Pietro stia facendo una bella partita a bowling con gli angeli. Che ne dici di sedersi in veranda e godersi lo spettacolo?”

Forzai la mia mente a concentrarsi sul momento presente e fissai la donna che era in piedi vicino al mio corpo indebolito. Mia madre. La mia unica roccia sempre presente. Lacrime riempirono i suoi occhi e sentii crescere la mia tristezza. Era consumata dalla perdita e dal rimpianto. Non avevo mai voluto deluderla. Anche se le mi assicurava che non l’avevo fatto, non ero mai stata in grado di nascondere il mantello di vergogna che indossavo ogni giorno.

Un tuono rimbombò nuovamente all’esterno facendo tremare le finestre. Il mio cuore si strinse. San Pietro oggi non stava giocando a bowling con gli angeli. No. Questa temporale era una dimostrazione della collera di Dio. Nonostante l’apparenza forte di mia madre, sapevo che l’avevo distrutta. Questo dolore era la mia punizione.

Incassai la testa tra le spalle e mi agitai di nuovo quando mi lacerГІ un nuovo tipo di dolore. Le fiamme feroci erano tornate, piГ№ vive e forti di prima. Il mio corpo scosso dai singhiozzi cominciГІ a tremare e ad agitarsi fino a quando sentii che non potevo resistere piГ№ a lungo. Alzai di nuovo lo sguardo verso la donna che significava tutto per me. I suoi occhi, un verde vivace che si accoppiavano ai miei, erano pieni di preoccupazione. Ma erano anche pieni di forza. Cercai di raccogliere ogni suo sussurro di incoraggiamento che mi dava, avendo bisogno di sentire le sue parole attraverso il dolore. Forse era egoistico. Non meritavo di attingere alla sua forza, ma non sapevo se sarei stata in grado di continuare senza di essa.

La mano di mia madre mi accarezzГІ la testa ripetutamente calmando le mie lacrime. E fu allora che lo sentii. Il suono fu come la musica piГ№ bella di un calliope, una melodia potente che fece scomparire tutto il dolore e il tormento.

E improvvisamente… fui libera.




1


Abingdon, Virginia

17 ANNI PRIMA

Fitz

Osservavo dal finestrino il paesaggio che passava davanti ai miei occhi. Un campo dopo l’altro. Un fienile dopo l’altro. Sembravano essere passate ore da quando avevano lasciato l’interstatale. L’ultimo negozio era stato almeno quindici chilometri prima–se si poteva chiamare negozio. Era più che altro un piccolo minimarket in rovina con un paio di vecchie pompe di benzina all’esterno. Qualsiasi segnale di civiltà sembrava progressivamente scomparire e a ogni chilometro che passava il grande formaggio diventava sempre più caldo. Ah, già, ecco dove ero. In un grande autobus color giallo formaggio.

Mi arrabbiai con me stesso, ancora furioso con mio padre per aver scelto quel grosso rottame come mezzo di trasporto verso quel posto dimenticato da Dio. Faceva anche più caldo delle fiamme dell’inferno in quel maledetto coso. Secondo l’autista, l’aria condizionata era rotta.

Mio padre mi stava trattando come se fossi tornato alle elementari, non come qualcuno che aveva appena terminato il quarto anno alla Georgetown University. Non mi era stato permesso di portare la mia auto qui e neppure di noleggiarne una. Quelle erano le sue regole. Si trattava sempre delle sue regole–e bisognava avere compassione di chiunque cercasse di sfidarlo. Compreso me.

“Ehi Fitz! Guarda lì!”

Girai lo sguardo nella direzione del mio amico, Devon Wilkshire, il mio socio nel crimine che lo aveva messo in quel casino insieme a me. Era stato stravaccato sul sedile di fronte al mio per gran parte del viaggio. Ora era in piedi e stava guardando fuori dai finestrino sudicio.

“Cosa? Altre mucche?” risposi irritato.

Devon rise e colpì il finestrino con il dito.

“Seriamente, guarda,” insistette.

Diedi un’occhiata sopra la sua spalla proprio mentre il grosso formaggio si fermava. L’insegna del campeggio Riley era visibile, un grosso pezzo di legno con lettere dorate. Simboli di varie arti performative e creative decoravano l’insegna–note musicali, pennelli, scarpette da ballo, maschere teatrali.

Proprio fottutamente meraviglioso.

Alzai gli occhi al cielo e un nodo di rabbia mi si formГІ nelle viscere. Datemi un pallone da basket e sarГІ nel mio elemento naturale. Non mi definirei uno sportivo. In effetti, non avevo giocato molto dopo la scuola superiore, ma ero in grado di capire qualsiasi sport meglio di queste cazzate creative. Le detestavo e mio padre lo sapeva; al momento, perГІ, mi teneva per le palle. I prossimi tre mesi sarebbero stati una vera schifezza.

“Cazzo, Sherlock. Il campeggio è la nostra destinazione prevista,” sbottai sarcasticamente.

“No, idiota,” ribatté Devon. “Non il campeggio. Le ragazze. Sono dappertutto.”

Sollevando un sopracciglio, lasciai che la curiosità avesse il sopravvento e mi alzai per attraversare il corridoio e dare un’occhiata più da vicino. Sicuramente c’erano ragazze. E anche molte. A quanto sembrava, erano appena scese da un autobus parcheggiato davanti al nostro.

Diedi un’occhiata ai passeggeri del mio autobus. Un mucchio di ragazzi sfigati e sudati che sembravano avere l’età per frequentare le superiori erano lì senza far nulla. Alcuni stavano stringendo ingombranti custodie di strumenti musicali, i loro volti pieni di eccitazione dopo che si erano resi conto che eravamo arrivati. Altri erano persi nei loro Game Boy Advance, una console per giochi che non mi era mai realmente piaciuta e non sembravano neppure essersi accorti che l�autobus aveva smesso di muoversi. C’erano alcuni seduti nel fondo che sembravano avere l’età per essere degli universitari. Molto probabilmente erano qui per lavorare nel campeggio, proprio come me e Devon.

In ogni caso, vedendo tutti quei maschi attorno a me, non potei fare a meno di desiderare di aver fatto il viaggio verso il campeggio su quell’altro autobus.

Tornando a guardare di nuovo fuori dal finestrino, scossi la testa e lasciai andare un fischio. Se dovevo essere bloccato lì, potevo almeno cercare di trarne il meglio. Potevo divertirmi un po’ in quel buco dopo tutto, ma avrei dovuto essere cauto. Ero piuttosto sicuro che mio padre avrebbe ricevuto regolarmente delle relazioni. Era proprio il suo stile. Sarebbe stato nel mio interesse cercare di farmi notare il meno possibile dai responsabili del campeggio.

“Sembrano un po’ giovani,” osservai.

“Non tutte. Guarda lì,” disse Devon e indicò alla destra della folla che stava aumentando di numero. Effettivamente si era formato un altro gruppo di ragazze, chiaramente vecchie abbastanza per me e Devon.

“Ce ne sono parecchie. Scommetto che sono qui per insegnare o per qualche altra stronzata del genere. Forse questa punizione non sarà così male dopo tutto,” scherzai.

“Poco ma sicuro! Credo che cercherò di trovarmi una suonatrice di flauto,” disse Devon solennemente.

“Una suonatrice di flauto? Perché?”

Devon sogghignГІ e mi diede un colpettino sulla spalla.

“Perché ci sarà una banda del campeggio. Voglio vedere se queste fanciulle che suonano sono veramente come quelle del film che abbiamo visto l’anno scorso. Sai la battuta. Quella volta, con la banda del campeggio...”

Feci una risatina per il suo riferimento ad American Pie anche se dubitavo fortemente che qualcuna delle ragazze lì sarebbe stata simile a quella del film. Persino dalla mia posizione nell’autobus, le ragazze che sembravano avere la nostra età avevano un aspetto un po’ troppo castigato con il loro abbigliamento lussuoso e l’atteggiamento altezzoso. Nonostante questo, restituii il sorriso e pensai alle mie possibilità mentre continuavo a esaminare il gruppo di ragazze. La maggior parte di loro non erano male, alcune più carine delle altre. Avremmo dovuto stare attenti. Dividere le istruttrici dalle studentesse poteva non essere facile fino a quando non avremmo capito meglio il posto. L’ultima cosa di cui io e Devon avevamo bisogno era di finire nei guai per aver scopato per errore con una minorenne. Avevamo già abbastanza casini.

“Guarda, amico. Qualunque cosa tu faccia, assicurati solo che lei abbia l’età giusta,” dissi a Devon.

“Già, non scherziamo. Non ho nessuna voglia di trovarmi in altri casini.”

La mia attenzione si posò in particolare su una ragazza tra la folla. Non sembrava essere una delle ultime arrivate. Era in piedi con una cartellina in una mano e una matita nell’altra, e stava indicando varie direzioni nel tentativo di organizzare quella massa di ragazzine ridacchianti.

Era bella. Molto bella, ma non in un modo costruito come ero abituato a vedere. Quella ragazza sembrava naturale. Vera.

I miei occhi esplorarono tutta la lunghezza del suo piccolo corpo. Non era alta. Sembrava essere poco più di un metro e cinquanta. Solitamente preferivo i tipi alti e tutte gambe, ma c’era qualcosa nel modo in cui le sue gambe tornite scomparivano sotto i pantaloncini in jeans. La sua maglietta bianca era aderente, mettendo in evidenza i suoi piccoli seni vivaci ed era annodata in vita in modo da far vedere la piccola zona di pelle sotto il suo ombelico. I suoi capelli biondi, il motivo per cui lei aveva attirato inizialmente la mia attenzione, cadevano in morbide onde sulle sue spalle. Il colore poteva essere descritto solo come dorato–come se il suo colore naturale che doveva essere un castano chiaro fosse diventato oro a causa dei raggi del sole.

“Quella,” dissi a Devon e la indicai.

“Quale?”

“La bionda con la cartellina in mano. Spetta a me.”

Devon guardГІ nella direzione che stavo indicando. Fece un piccolo cenno di approvazione.

“Ottima scelta! Direi che è tempo di uscire da questo formaggio puzzolente, Fitz. Le signore ci stanno aspettando.”

“Già, certo che lo stan facendo,” sogghignai e afferrai la mia borsa da viaggio blu scuro. Mettendola a tracolla mi diressi verso la porta anteriore dell’autobus.

“Divertitevi al campeggio Riley,” disse l’autista allegramente.

Sì, certo.

L’autista ovviamente pensava che fossi lì per una mia scelta. Borbottai un qualche ringraziamento poco entusiasta e scesi i gradini. Non appena i miei piedi toccarono la ghiaia, il caldo e l’umidità mi travolsero. C’era una leggera brezza nell’aria, ma anche quella era calda. Se pensavo che fosse caldo in autobus, mi ero decisamente sbagliato. L’aria estiva in quella remota zona di campagna di Abingdon, Virginia era soffocante.

Sbattei le palpebre per l’improvvisa luce solare e tirai giù gli occhiali da sole dalla mia testa per proteggermi gli occhi. Mi girai per aspettare Devon, ma stava già chiacchierando con una delle ragazze che avevamo supposto fosse tra le istruttrici. Sogghignai quando vidi che stava tenendo quella che poteva essere descritta solamente come la custodia di un flauto.

Lasciandolo perdere, mi girai e cominciai a passare attraverso la marea di persone che erano in attesa di istruzioni. La mia attenzione era diretta alla mia bionda con la cartellina. Beh, tecnicamente non era mia– ancora–ma lo sarebbe stata. Solo che lei non lo sapeva.

Quando mi avvicinai, mi resi conto che stava urlando come se stesse facendo l’appello, controllando chi rispondeva e dando loro indicazioni per le diverse zone del campeggio. La sua voce era dolce ma manteneva comunque un tono di comando. Non sembrò notarmi mentre mi avvicinavo a lei. Era troppo presa dalla sua lista.

La mia stima originale della sua altezza era corretta. Ora che ero proprio davanti a lei, potevo dire che era veramente poco piГ№ alta di un metro e cinquanta, piccolina e perfetta. Feci un passo per avvicinarmi e sbirciai sulla cartellina. Mentre mi piegavo il suo profumo fu trasportato dal vento verso di me. Sapeva di vaniglia dolce e io quasi mi lasciai sfuggire un gemito.

Diavolo, sì.

Prima che la settimana fosse finita, quella ragazza sarebbe stata decisamente tutta mia.

“E io? Non hai ancora chiamato il mio nome,” dissi lentamente, nel modo più presuntuoso che potevo avere.

Lei alzГІ lo sguardo al suono della mia voce, sollevando per la sorpresa un sopracciglio. Occhi verde chiaro incontrarono i miei e io trattenni il respiro. Erano a mandorla, esotici, vivaci e inaspettatamente disarmanti. Le sue labbra si contrassero in una forma che poteva essere descritta solo come un cuore perfetto. Erano piene e seducenti con un sottile strato di lucidalabbra che dava loro una lieve lucentezza.

Dio aiutami, non conoscevo ancora il nome di quella ragazza e non volevo fare altro che abbassarmi e mordere quel labbro inferiore imbronciato.

I suoi occhi erano concentrati mentre mi fissava e una sorta di energia poco conosciuta passò tra di noi. Qualcosa brillò nel profondo del verde dei suoi occhi, ma non ebbi la possibilità di capire cosa fosse. Con mio grande disappunto, distolse lo sguardo troppo presto e diede un’occhiata alle mie spalle.

“Maledizione. Era previsto che quell’autobus arrivasse tra venti minuti almeno,” disse irritata e scosse la testa. Senza perdere un attimo girò una pagina della sua lista. “Nome per cortesia.”

Devon arrivò al mio fianco e gli lanciai un’occhiata. Stava sorridendo da orecchio a orecchio. Pensai che avesse già dei piani stabiliti con la suonatrice di flauto. Spostai la borsa sull’altra spalla e oscillai all’indietro sui tacchi.

“Fitzgerald Quinn,” dissi alla bella bionda. “Ma tu, dolcezza, puoi chiamarmi Fitz.”

“Tutti ti chiamano Fitz,” disse Devon con tono irriverente. Lo colpii sulle costole con il gomito.

Lei ci ignorò e controllò con la matita la lista dei nomi. Si fermò quasi alla fine e alzò gli occhi con un’espressione sorpresa. Il suo sguardo cominciò ad andare tra me e Devon.

“Fitzgerald Quinn. E tu devi essere Devon Wilkshire,” disse incupita.

“L’unico e il solo,” replicò lui piegandosi in un inchino esagerato. Quando tornò in posizione eretta, la sua bocca si atteggiò in un sorriso e le fece l’occhiolino.

Coglione.

Stava flirtando e mi stava facendo incazzare. Avevo giГ  dichiarato le mie intenzioni su quella ragazza.

“Già, so chi siete voi due. Sedetevi laggiù,” disse e indicò una panchina in legno posta tra due grandi querce.

“Perché non mi lasci stare qui ad aiutarti? Prima saranno organizzati questi ragazzi, prima potrai offrirmi un tour privato di questo posto,” proposi facendo l’occhiolino. Cercai di sembrare sicuro di me ma, sorprendentemente, le mie parole in realtà uscirono tremolanti. Deboli. Quasi nervose.

Ma che diavolo?

A ventidue anni non era certo il mio primo tentativo di conquista. Basarmi sul mio fascino era sempre venuto naturalmente. Questa ragazza, perГІ, mi faceva sentire come se fossi tornato ai primi anni delle superiori. Cercando di calmare i miei nervi, misi una mano sul suo avambraccio, appena sotto il gomito e lasciai le mie dita scorrere leggermente sulla sua morbida pelle.

Lei guardò verso la mia mano, una smorfia sul suo volto meraviglioso. Guardò verso il basso irritata. Una leggera brezza arrivò a increspare i suoi capelli facendo sì che le finissero sul viso e le coprissero gli occhi. Quell’ostacolo non mi piaceva. Volevo vedere quegli occhi verdi brillanti e perdermi nel mare di verde che si adattava alla foresta dietro di lei. Mi ci volle tutta la mia forza di volontà per impedirmi di allungare il braccio e spostarle le ciocche di capelli.

Che mi sta capitando?

Scacciai tutti I miei sogni a occhi aperti quando lei mi diede uno strattone con il suo braccio libero con chiaro disprezzo. Scosse la testa, poi si mise la matita tra i denti. Piegandosi leggermente abbassГІ la cartellina e la mise tra le ginocchia. Allungando il braccio verso la sua tasca posteriore, prese un elastico e si tirГІ i capelli in una sorta di chignon sulla testa.

Maledizione. Quel semplice gesto era forse la cosa piГ№ sexy che avessi mai visto in vita mia.

Dopo che sembrò essere soddisfatta di aver fissato i suoi capelli, riprese un’altra volta la cartellina e la matita, I suoi occhi si strinsero guardandomi.

“No. Non mi serve il vostro aiuto ma ho un sacco di lavoro da fare,” mi disse, la voce carica di disprezzo. “Tornerò da voi dopo che ho sistemato il resto. I ragazzi dalla USC hanno istruzioni speciali.”

USC?

Mi ci volle qualche secondo per capire cosa intendesse.

“La University of Southern California? Non siamo dalla Calif–” cominciai a dire confuso, ma lei tagliò corto.

“So da dove venite. Per ora dovete avere pazienza. Sedetevi. Tutti e due,” ordinò decisa, il suo sguardo che passava tra me e Devon.

Ero sbalordito.

Chi credeva di essere questa ragazza? E perchГ© pensava che io e Devon venissimo dalla California?

Certo, conosceva il mio nome, ma era chiaro che non sapeva chi fossi. Se lo avesse saputo, non mi avrebbe parlato così con sufficienza. Ero abituato a ragazze che cadevano ai miei piedi. Devon diceva che non aveva nulla a che fare con il mio bell’aspetto, ma solo con il mio nome e il mio status. Che avesse ragione o meno non aveva nessuna importanza. Non avevo mai subito un rifiuto così netto. Però il suo tono sbrigativo e la sua attitudine autorevole muovevano qualcosa in me. La volevo–la volevo veramente–anche se avrei dovuto essere infastidito per il modo in cui mi aveva scaricato.

“Mi dispiace, dolcezza. Non ho capito il tuo nome,” dissi, sentendo improvvisamente la travolgente ossessione di dover sapere il nome della ragazza.

“Perché non te l’ho detto. E per la cronaca, il mio nome non è dolcezza,” puntualizzò.

Il suo sguardo era glaciale. Quella ragazza era un peperino di sicuro. Anche io lo ero. Devon rise sotto i baffi vicino a me e dovetti trattenermi dal colpirlo di nuovo sulle costole con il gomito.

“Allora quale è?” chiesi con impazienza.

Lei alzГІ il mento e strinse gli occhi. SembrГІ riflettere sulle sue parole prima di pronunciarle.

“É Cadence. Cadence Riley.”

Alzai lo sguardo verso l’insegna sopra la sua testa.

Fottuto campeggio Riley.

Chiusi gli occhi mentre la comprensione di chi fosse lei si stava facendo largo in me. Chiaramente era troppo giovane per essere la proprietaria del campeggio che era stato fondato decine di anni prima. Più probabilmente era la figlia o la nipote del proprietario. Mi girai verso Devon. I suoi occhi erano pieni di paura, un’espressione che sicuramente era uguale alla mia. Di tutte le ragazze lì, avevo deciso di mettere gli occhi proprio su quella.

Giusto perchГ© non dovevo farmi notare.




2


Cadence

Anche gli ultimi arrivati si erano finalmente dispersi e la strada ora era libera dagli autobus e dalla folla di persone. Ogni partecipante al campeggio era stato indirizzato al suo alloggio e ognuno di loro era stato mandato a disfare i suoi bagagli. Ora tutto quello che mi era rimasto da fare era di dare le indicazioni ai venti leader delle case che erano tutti in piedi davanti a me e mi stavano fissando in attesa di istruzioni.

Togliendo il leggero strato di sudore dalle mie sopracciglia con il dorso della mano, mi presi un minuto per ammirare la vista della valle che si poteva avere dal ciglio della strada. Abingdon era un luogo realmente meraviglioso ed era pieno di alcuni dei miei migliori ricordi della mia infanzia. La valle al di sotto era una grande striscia di verde, piena di pini e vecchi alberi. Tuttavia, nonostante la sua bellezza, era troppo caldo per restare in piedi sotto il sole cocente e dare le istruzioni ai leader. Indicai loro, quindi, di seguirmi.

“Come sapete, voi tutti siete stati scelti per essere i capi delle case degli studenti qui al campeggio Riley,” cominciai. “Ho le istruzioni per voi, ma credo che potremmo tutti prenderci una pausa da questo caldo. Andiamo alla Creator Hall dove c’è l’aria condizionata.”

Mi girai verso il sentiero sterrato che conduceva al campeggio e iniziai a camminare. Una volta arrivata sotto le alte querce e i pini il sollievo dal sole battente fu istantaneo. Non era insolito in Virginia provare delle intense ondate di caldo durante i mesi estivi, ma quasi trentacinque gradi erano un po’ tanti per metà giugno.

“Scusaci, ma questo include anche noi? Non sono sicuro che noi siamo stati nominate capi delle case,” disse una voce bassa al mio fianco.

Girai lentamente la testa verso sinistra. Fitz, il ragazzo viziato numero uno, si stava rivolgendo a me. Il ragazzo viziato numero due, Devon, era seduto semplicemente con uno stupido sorrisetto sul volto. Scossi la testa, non sapendo cosa fare dei due. La domanda di Fitz era educata, appropriata e corretta. Non c’era modo per loro di sapere quali sarebbero stati i loro incarichi perché non li avevo ancora decisi. I miei genitori mi avevano detto solo di usarli per quello di cui avevo bisogno.

Guardai Fitz e cercai di essere indifferente al modo in cui si gonfiarono i muscoli delle sue spalle quando si alzò dalla panchina su cui era seduto. La sua maglietta lo avvolgeva in un modo che diceva che sotto c’erano dei muscoli guizzanti e una pelle ben tesa e tirata. Cercai di ignorare la sua mandibola ben cesellata–sì, maledettamente ben cesellata–come se fosse fatto di marmo scolpito. I suoi zigomi pronunciati appartenevano alla copertina di una rivista di moda.

Nonostante tutto, il mio tentativo di ignorare quel metro e ottanta di vigoroso splendore fu inutile. Per la seconda volta dopo aver visto Fitzgerald Quinn, le farfalle cominciarono a danzarmi nello stomaco.

La prima volta di questa sensazione, per nulla benvenuta, era stata quando mi aveva toccato lievemente con le dita la pelle del mio avambraccio. Il suo sorriso era stato ampio con un eccesso sia di carineria sia di indelicatezza. Questa combinazione aveva provocato una scarica elettrica dentro di me che poteva essere descritta solamente come un fuoco in tutto il mio corpo. Avevo avuto paura che se avesse abbassato la sua mano verso il mio polso, sarebbe stato in grado di sentire il battito accelerato delle mie pulsazioni.

Non sapevo perché mi prendesse così tanto. Le sensazioni che suscitava erano ignote per me. In fin dei conti era solo un altro stupido ragazzo. Okay… uno stupido ragazzo molto attraente, e mi ritrovai a prendere una pagina dal copione di mia madre per nascondergli le reazioni del mio corpo. Era meglio tenere tutto il fascino di quel cattivo ragazzo lontano da me.

Questa era la prima volta che i miei genitori mi avevano dato l’incarico di occuparmi del giorno di benvenuto al campeggio e non volevo fare casino. Quando mi avevano detto che avrei avuto dei piantagrane avevo fatto delle ricerche. Fitzgerald Quinn era il figlio di un politico molto ricco e di gran successo. Devon Wilkshire era l’erede di un’azienda compresa nella lista delle 500 più importanti di Fortune. Da una scuola superiore privata a una università della Ivy League, entrambi erano nati con la camicia. Non era insolito per gli studenti e gli istruttori del campeggio provenire da famiglie ricche e prestigiose. Tuttavia, questi due ragazzi si erano recentemente ritrovati nei guai per un qualche motivo a me sconosciuto. Sapevo solamente che non avevo bisogno di quel tipo di distrazione proprio in quel momento.

Avendo questo in mente, decisi il lavoro perfetto per loro. Avrei assegnato loro un posto dove raramente mi avrebbero incrociato e, soprattutto, un posto dove non avrei incrociato Fitz.

Ignorando il fatto che potevo ancora sentire lo sfrigolio dove mi aveva toccato la sua mano, sfoggiai un’espressione imperscrutabile e risposi.

“Non sarete i responsabili di una casa, ma ho degli incarichi per voi. Dopo che avrò dato le istruzioni ai leader vi darò le vostre.”

Ero sicura che nessuno di questi ragazzi ricchi avesse mai aspettato qualcosa nella propria vita. Immaginai che sarebbe stato un bene per loro dover aspettare un po’ di più. Dovevano sapere chi era il capo lì. Inoltre, una volta capito, forse avrei potuto evitare di essere ancora toccata da Fitz.

Mi girai verso le antiche querce che erano lungo il sentiero sterrato. I loro rami arcuati coperti di muschio erano sopra di noi mentre camminavamo fornendoci riparo dal sole soffocante. Completammo la breve camminata ed entrammo alla Creator Hall. Avvicinandomi a uno dei lunghi tavoli della mensa, mi asciugai il sudore dalla nuca. Respirai profondamente, prendendomi un minuto per godermi la fresca aria condizionata. Sapevo che non sarei stata a lungo lì. Girandomi verso le persone che avrebbero aiutato a ispirare le giovani menti creative quell’estate, feci un cenno alla stanza attorno a me.

“Benvenuti alla venticinquesima estate presso il campeggio Riley. Alcuni di voi sono istruttori che son già stati qui, alcuni sono nuovi. Per coloro che non mi conoscono, il mio nome è Cadence Riley. I miei genitori sono i fondatori di questo campeggio.” Feci una pausa quando sentii una risata. Guardai in fondo al gruppo. Il compare di Fitz chiaramente pensava che ci fosse qualcosa di divertente. “Ha qualche domanda signor Wilkshire?”

Devon in realtà ebbe la decenza di sembrare imbarazzato, prima di borbottare qualcosa che suonò come un “No, signora.”

Riportando la mia attenzione al resto del gruppo, cercai di non far trasparire la mia irritazione e proseguii.

“La Creator Hall è centrale rispetto a tutte le abitazioni del campeggio. Questa zona della sala è la mensa dove sono serviti tutti i pasti agli studenti e anche ai membri dello staff. Nel caso qualcuno abbia bisogno di cure mediche è presente in questo edificio anche una piccola infermeria. Il campeggio è diviso in quattro sezioni–Musica, Arti visuali, Danza, e Teatro. Ogni sezione ha cinque alloggi che servono come residenze estive per i nostri studenti. Questi alloggi avranno tra otto e dieci studenti. Dal sorgere del sole fino allo spegnimento delle luci saranno sotto la vostra responsabilità. Siete stati scelti come leader per un alloggio che riguarda la vostra area di competenza. Come alcuni di voi già sanno, il campeggio Riley era un piccolo villaggio di minatori ma è stato abbandonato durante la Grande Depressione. Mentre gli alloggi sono stati restaurati con tubature moderne, non ci sono abbastanza docce per tutti. Perciò tutti condivideranno un bagno comune diviso tra maschi e femmine.”

Una ragazza carina con i capelli scuri alzГІ la mano per fare una domanda e io le feci cenno di andare avanti.

“Io ho fatto domanda per danza e anche per arti performative. Sai dirmi a che sezione sono stata assegnata?”

“Qual è il tuo nome?”

“Sophia Stanton.”

Presi la mia cartellina, e guardai tra le carte alla ricerca del suo curriculum.

“Sophia. Hai una laurea in teatro alla Juilliard, hai insegnato ballo alla Steps a Broadway, e stai cercando di accumulare più esperienza con la coreografia. Giusto?” Quando lei annuì, le sorrisi. “Hai un curriculum impressionante. Sei stata assegnata al Demi-pointe, una dei nostri alloggi per la danza. Benvenuta a bordo!”

“Grazie!” disse raggiante.

Proseguii parlando degli altri edifici del campeggio, come il Flourish. Era l’unico negozio del campeggio dove gli studenti potevano comprare cose come materiale artistico, corde per gli strumenti o scarpette per la danza. Il negozio vendeva anche altre cose essenziali come articoli da toeletta, acqua o snack vari. Quando dissi al gruppo che erano disponibili anche francobolli, buste e cartoline per coloro che volevano scrivere a casa durante l’estate fui interrotta.

“Francobolli? Chi usa più la posta? Non avete l’e-mail?” chiese Devon incredulo.

Quasi roteai gli occhi ma in qualche modo riuscii a trattenermi. Stavo cominciando a pensare che Fitz avesse tutto il cervello dei due. Ebbi il pensiero di soprannominarli Batman e Robin. Mentre Fitz sembrava calmo, controllato e tranquillo, Devon sembrava avere degli impulsi piГ№ pazzi. Era come un bambino che non aveva ancora imparato le buone maniere.

“Non abbiamo internet qui e non ci sono computer a disposizione degli studenti o dello staff,” gli dissi. Lui si pizzicò il volto come se fosse sbalordito dall’idea. Non avrei spiegato i costi astronomici dei computer a qualcuno che chiaramente non capiva il valore di un dollaro. Dissi invece, “Questo è un campeggio per artisti. Agli studenti qui non interessa star dietro ai loro account su America Online. Molti non ne hanno neppure uno. Inoltre, c’è qualcosa da dire sulle lettere scritte a mano. Penna e inchiostro aggiungono un tratto distintivo che non può essere raggiunto con una tastiera.”

Devon alzГІ le spalle e si appoggiГІ alla parete.

“Credo di essere solo abituato a Georgetown. Quando siamo qui sembra di essere come in –”

“Amico! Questo posto ti sembra Georgetown? Smettila di fare lo stupido e lascia parlare la signorina,” disse bruscamente Fitz a Devon, poi si girò verso di me. “Mi scuso per il mio amico. Per favore continua.”

Una sensazione di curiosità e di paura corse lungo la mia spina dorsale. Per quanto avessi ammirato Fitz per aver messo a posto il suo amico, mi ritrovai a guardarlo con cautela. Non mi fidavo ancora di lui, Avevo la sensazione che stesse solo provando a entrare nelle mie grazie. Osservai con attenzione quel ragazzo terribilmente bello, solo per provare una terza ondata di farfalle nello stomaco quando si passò una mano sulla nuca tra i suoi capelli tagliati corti. I suoi occhi incrociarono i miei–meravigliose pozze grigie coperte da spesse sopracciglia scure. C’era della malizia in quel grigio, e potei solo immaginare i pensieri che gli passavano per la mente. Cose spinte–di quello ne ero sicura.

Quando l’angolo della sua bocca si alzò in un sorriso, fu veramente difficile sopprimere il sospiro che voleva fuggire dalle mie labbra. Le mie pulsazioni aumentarono di nuovo, e dovetti combattere il rossore che minacciava di inondare le mie guance.

GesГ№ riprendi il controllo. Ho decisamente perso la strada.

“Grazie, Fitz,” ringraziai, cercando disperatamente di mantenere il contegno. “Ora, a che punto ero?”

Proseguii, dando a ogni responsabile le istruzioni per la sera e dissi loro dove fare rapporto con i loro studenti il mattino successivo. Dopo aver risposto ad alcune domande, i responsabili cominciarono a uno a uno ad andarsene e a dirigersi verso I loro alloggi assegnati. Una volta che se andarono tutti, rimasi da sola con Batman e Robin.

Questo dovrebbe essere divertente.

Feci loro un sorriso esageratamente dolce e feci cenno con un dito ai due piantagrane di seguirmi. Fitz–per quanto arrogante sembrasse–in realtà sembrava nervoso per quello che gli aspettava. Camminai davanti a loro, fuori dalla fresca aria condizionata della Creator Hall, nella umida aria esterna. Non mi guardai indietro per vedere se mi stessero seguendo ma li potevo sentire sussurrare dietro di me. Non ero in grado di sentire quello che stavano dicendo. Sentii solo occasionalmente Fitz sibilare al suo amico di chiudere la bocca.

Mi fermai quando arrivammo al fienile che stava a circa duecento metri dalla sala principale. Aprii le ampie porte rosse del fienile e feci cenno di entrare. Come previsto, mio padre era dentro, circondato dalla sua collezione di attrezzi, scope e ramazze. Sembrava stesse cercare di sistemare una grossa ruota metallica. Le sue mani erano luride, e notai una macchia nera di grasso sulla sua guancia sinistra.

“Ehi, papà,” lo chiamai allegramente mentre mi dirigevo verso di lui. Lui sorrise quando mi vide, evidenziando ancora di più le sue rughe sul suo volto abbronzato.

“Cadence! Come stai, ragazza? Sopravvissuta al primo giorno?”

“Chiedimelo domani. Non è ancora finito,” scherzai.

“Dillo a me. É solo il primo giorno e già ho una carrucola di una delle tende del palcoscenico che si è rotta. Tua mamma era pronta per essere già legata.”

“Sono sicura che poi mi racconterà tutto,” dissi ridendo. “L’altra sera a cena ti ho sentito dire che eri un po’ a corto di personale quest’estate. Sono venuta a offrirti un po’ di aiuto. Vorrei che tu incontrassi Fitzgerald Quinn e Devon Wilkshire. Ho pensato che i lavori di manutenzione sarebbero una scelta perfetta per loro. Sono sicura che avrai parecchio lavoro per tenerli occupati.”

E di questo ne ero certa. Mio padre era fantastico e io lo amavo profondamente ma era un tipo che non perdeva tempo. Dopo tutto era il capo carpentiere di tutti gli edifici del campeggio. Era il suo sudore che rendeva fattibili le visioni di mia madre. C’erano ben pochi dubbi che avrebbe fatto in modo che quei ragazzi avrebbero finito l’estate con ben più di qualche callo sulle mani. Se fossi il tipo di ragazza che scommetteva avrei scommesso che anche Fitz e Devon lo sapevano. Potevo sentire le loro occhiatacce senza aver bisogno di guardarli.

“Sono sicuro che avrò ben più di un po’ di lavoro per tenere occupati questi ragazzi!” disse ridendo mio padre. Girandosi verso Fitz e Devon, si pulì con uno straccio il grasso dalle mani prima di allungarle per stringere le loro. “Piacere di conoscervi. Sono Jameson Riley, ma tutti qui mi chiamano signor Jimmy. In che alloggio staranno i ragazzi?”

Devon e Fitz si girarono verso di me con aria interrogativa.

“Oh, non ve l’ho detto?” chiesi con finta innocenza. “Siamo al completo quest’anno, perciò starete qui, nel solaio del fienile.”

Sorrisi e girai I tacchi, lasciando entrambi fissarmi sbalorditi mentre me ne andavo.




3


Fitz

Incazzato da morire, gettai il mio borsone sul materasso nel solaio del fienile. Chiamarlo materasso era una forzatura. Era in realtà una grossa imbottitura distesa sopra un paio di balle di fieno. Sì, fieno. Stavo per dormire come un dannato aiutante di una fattoria. In un certo senso lo ero. Solo che non ero pagato per stare lì.

“Questa è colpa tua,” aggredii Devon. “Avresti potuto tenere la tua bocca chiusa, ma no. Hai dovuto fare il cazzone e ora quella pollastra ci tiene sotto tiro. Voglio dire, ci ha fatto diventare dei fottuti manutentori!”

Mi fece un cenno con la mano mentre tirava fuori poche cose dalla sua borsa.

“Io? Credo che tu l’abbia fatta incazzare per primo quando l’hai chiamata dolcezza. Seriamente, amico. Hai visto la sua faccia?”

“Già, probabilmente non avrei dovuto farlo,” ammisi.

“Rilassati. Questa sera non è andata così male. Tutto quello che ci ha fatto fare il signor Jimmy è stato spazzare la sala principale. A che altro poteva assegnarci la signorina coi pantaloni Cadence? Pensavi che ci avrebbe incaricati di insegnare ballo?”

“Già, certo,” dissi ridendo. L’idea era ridicola. “Onestamente, forse hai ragione. Hai sentito il curriculum di quella ragazza, Sophie? Non ci avrebbero assegnato a nessuno degli studenti di questo posto. Non sappiamo nulla di queste stronzate artistiche. Solo i migliori insegnano qui.”

“Oh, già. Sophie era decisamente il meglio. Il tipo che mi fa desiderare di essere assegnato come maestro di danza. Non mi dispiacerebbe che ballasse attorno al mio uccello.”

Alzai incuriosito un sopracciglio.

“Cosa è successo alla suonatrice di flauto? Non era vecchia abbastanza?”

“Oh, diavolo no. Ti ho detto che non avrei fatto quell’errore. Non l’hai vista all’incontro dei capi del campeggio? Si chiama Jessica e ha vent’anni. É alla sua seconda estate di insegnamento qui. É con i musicisti,” mi disse. Fece un sorriso subdolo e aggiunse, “sto per andare a incontrarla fra pochi minuti.”

Sogghignai.

“Porterà il flauto?”

“Spero di sì,” disse Devon alzando le sopracciglia.

Scossi la testa e risi.

“Ti muovi in fretta, amico. Divertiti.”

“Perché non vieni con me? Forse ha un’amica.”

“No, va’ avanti. Credo che andrò in bagno a farmi una doccia.”

“Non fare la fighetta. Vieni con me,” insistette Devon. Per un attimo considerai l’idea di andare con lui. Se la sua suonatrice di flauto avesse avuto un’amica, un po’ di compagnia femminile avrebbe potuto distrarmi dalla misera situazione in cui ero finito. Il problema era che non volevo una donna qualsiasi a farmi compagnia. Ne volevo solo una.

Cadence.

Non avevo idea del motivo per cui la volevo. Era una rompipalle, una pignola sotuttoio. Se la sua rigida postura rispecchiava in qualche modo quello che aveva dentro, avrei detto anche puritana.

Era anche off limits. Il frutto proibito.

Solo che non riuscivo a smettere di pensare a lei. Non aveva senso, non era neppure il mio tipo.

Diedi un’occhiata a Devon che stava indossando un paio di mocassini di pelle. Ebbi il desiderio di dirgli quello che stavo pensando su Cadence–la ragazza il cui profumo di vaniglia era come una droga che non avrei mai voluto mai smettere di annusare–ma quando parlai non fui in grado di descrivere quello che stavo pensando.

“Da quel che ha detto il signor Jimmy, si aspetta che ci presentiamo da lui alle sei domattina,” dissi invece. “Voglio andare a letto con le galline stasera.”

Devon scoppiГІ a ridere.

“A letto con le galline! Non avevo mai capito quell’espressione fino a oggi!”

Lo guardai confuso fino a quando vidi cosa stava indicando Devon. Seguii il suo dito puntato verso la balla di fieno che sarebbe stato il mio letto per i prossimi tre mesi. Allora capii e sogghignai.

Fottutamente ridicolo.

Nonostante la risata isterica di Devon, non lo stavo trovando per nulla divertente. Mi sembrava di essere in una versione moderna di Quella fottuta casa nella prateria.

“Non fare tardi amico,” lo avvisai, “non mi prenderò la responsabilità di buttarti giù dal letto domani mattina.”

“Sì, sì. Non essere geloso perché io entro in azione il primo giorno mentre tu resti seduto qui come un idiota,” disse mentre iniziava a scendere la scala. “Ci becchiamo dopo.”

Guardai la testa di Devon scomparire per la scala e sospirai. Oggi era stata una lunga giornata difficile. Ero accaldato, sudato e mi sentivo uno schifo. L’idea di una doccia non mi era mai sembrata così buona. Aprendo la mia sacca, presi i miei articoli per la toeletta e un paio di pantaloni da ginnastica puliti, misi tutto in una borsa più piccola con i lacci e seguii le orme di Devon lungo la scala.

Dopo essere uscito dal fienile, mi guardai attorno. Era silenzioso. Molto silenzioso. Gli insetti ronzavano nei grossi alberi che abbracciavano la notte immobile, e il rumore dei grilli era l’unico che si poteva udire. Era un contrasto netto con tutto il trambusto che c’era stato durante l’ora di cena. Studenti impazienti si erano ammassati nella Creator Hall, comportandosi come se non mangiassero da settimane, attaccando il loro pasto come fossero avvoltoi. Quando io e Devon eravamo arrivati lì per mangiare era rimasto ben poco. Imparammo subito che avremo dovuto presentarci prima se volevamo avere qualche speranza di recuperare qualcosa di commestibile.

Ora sembrava che gli studenti fossero andati tutti a dormire anche se non erano neppure le dieci. Non mi importava. Almeno avrei fatto una doccia in tranquillitГ .

Quando entrai in bagno, non era per nulla come me l’ero aspettato. Forse pensavo di trovare qualcosa di simile al mio alloggio per la notte, ma era più in linea con l’apparenza moderna della Creator Hall. Piastrelle di ceramica sul pavimento e sulle pareti, gli impianti argentati sembravano come se fossero appena stati puliti a fondo. La parete alla mia destra aveva degli scaffali pieni di asciugamani di vari colori mentre la parete adiacente aveva un lungo specchio orizzontale e un ripiano con almeno venti lavandini singoli. Davanti c’era una stanza separata che pensai fosse dedicate alle docce. Dopo aver preso un asciugamano mi diressi in quella direzione.

Venti minuti più tardi mi ero fatto la doccia e avevo indossato un paio di pantaloni da ginnastica senza preoccuparmi di mettermi una maglietta. Si sarebbe probabilmente riempita di sudore una volta uscito. Non aveva importanza che il sole fosse tramontato, di notte faceva ancora un caldo infernale. La leggera brezza che avevo sentito in precedenza se n’era andata, facendo sì che l’aria stagnante diventasse ancora più umida e appiccicosa.

Mentre mi avvicinavo alle porte del fienile, rallentai i miei passi. Non avevo voglia di andare a dormire di già. Mi sentivo irrequieto per qualche motivo. Forse era la tranquillità della notte buia. Non ci ero abituato. Avendo passato gli ultimi quattro anni alla Georgetown University, il campus era sempre movimentato per un motivo o per l’altro, specialmente nei dormitori. Cominciai a rimpiangere di non essere andato con Devon. Almeno mi avrebbe dato qualcosa da fare.

D’impulso gettai la mia borsetta dentro le porte del fienile. Volevo esplorare il posto e capire veramente dove ero finito quell’estate. Il campeggio era circondato da boschi. Ci dovevano essere dei sentieri di qualche tipo. Ne presi uno sperando che mi portasse al limite del campeggio.

Mentre camminavo superai numerosi cottage. Tutti avevano nomi artistici come chalet del clarinetto e focolare dell’armonia. Anche il sentiero su cui camminavo si chiamava via degli acquerelli. Pensai che a qualcuno sarebbe sembrato affascinante. A me sembrava solo noioso. Non era che non apprezzassi quelli che avevano quel talento. Diavolo, la mia matrigna numero tre era solita trascinarmi al Kennedy Center a Washington a vedere spettacoli più volte di quante potessi ricordare. Anche se non lo avevo mai ammesso con lei, in realtà mi erano piaciute le commedie e i musical che avevo visto. Era una fuga dalla realtà– anche se solo per poche ore. Tuttavia, guardare era una cosa. Essere nel mezzo di una produzione era qualcosa di completamente differente e decisamente non faceva per me.

Una volta che raggiunsi il limite del campeggio, un brivido di eccitazione mi percorse tutto il corpo quando vidi un sentiero di terra che si dirigeva nei boschi. Non era molto largo e si stringeva nelle zone dove erano cresciuti I cespugli. Tuttavia, sembrava fosse ancora in uso. Ero in grado di vedere dove le piante erano state calpestate di recente. Prendendolo come un buon segnale, proseguii.

Il sentiero era tortuoso e in discesa ma relativamente corto. Fortunatamente c’era la luna piena che faceva luce a sufficienza attraverso gli alberi in modo da poter vedere dove stavo andando. Dopo circa una decina di minuti di cammino, raggiunsi la base della collina. Gli alberi si aprirono per mostrare una ampia radura piatta con un lago piuttosto grande in mezzo. La luna si rifletteva come uno specchio sulla superficie del lago rimandando l’immagine delle querce e dei pini che lo circondavano. Mi guardai attorno aspettandomi ti trovare altri edifici con nomi artistici, ma non ce n’era nessuno. L’unica struttura era un piccolo molo proprio davanti a me.

Jackpot.

Il posto era semplicemente incredibile. Presumendo che mi fosse concesso del tempo libero, lo avrei passato qui. Avrei potuto renderlo il mio rifugio, una sorta di tregua prima di dover tornare alla realtГ  che sarebbe stata la mia vita a settembre.

Una fitta di paura mi colpì quando pensai al futuro che mio padre aveva già deciso per me. L’ultima volta che l’avevo visto, la conversazione era stata difficile. Non avevo scelta. Aveva decisamente le mie palle tra le sue mani. Le sue parole prima di separarci risuonarono nella mia mente.

“Renderemo pubblica la notizia una volta che avrai scontato la pena. Grazie al cielo siamo riusciti a tenerlo fuori dai documenti. La tua assenza avrà una spiegazione semplice. Diremo a tutti che sei stato via in missione volontaria per lavorare con I bambini. La stampa se lo berrà. Poi diremo, una volta che sarai ritornato, che non vedi l’ora di cominciare la fase successiva della tua vita. La data è già stata decisa. Tutto verrà pianificato mentre sarai via. Hai tre mesi. Non rovinare tutto nel frattempo.”

Chiusi gli occhi e scossi la testa. Cercando di allontanare I pensieri, feci pochi passi in avanti verso il molo.

Mi fermai subito quando sentii un fruscio alla mia sinistra. Una striscia dorata saettò dal limitare del bosco a circa cinquecento metri di distanza. Si diresse verso il molo prima di fermarsi sul limite. Era un cane, un golden retriever per la precisione. Stava guardando indietro dal posto dove era venuto, scodinzolando nell’attesa. I miei occhi si diressero verso il punto che stava guardando il cane.

E fu in quel momento che la vidi.

“Dahlia, aspettami tesoro!”

Cadence uscì dal bosco corricchiando, I suoi capelli dorati brillavano alla luce della luna. La sua mano era stretta attorno alla maniglia di una specie di scatola rettangolare ma non fui in grado di capire esattamente cosa fosse.

Non so perchГ© ma andai nel panico. Era come se temessi di essere stato colto in fallo anche se non avevo fatto nulla di male. Arretrai di qualche passo fino a raggiungere il sentiero. Nascondendomi nella foresta, mi acquattai dietro a un albero e sbirciai.

Quando Cadence raggiunse il molo, il cane cominciГІ a correre impazientemente attorno alle sue gambe mentre lei metteva la scatola sulle assi di legno sotto i suoi piedi. AllungГІ il braccio e grattГІ il cane dietro alle orecchie, poi prese un bastoncino dalla tasca posteriore dei suoi short in jeans. ScherzГІ con il cane per un momento o due, facendolo abbaiare e saltare. La sentii ridere, un suono musicale e melodioso, prima di lanciare il bastoncino nel lago. Il cane fu come un fulmine, saltando dal molo nel lago con un forte tonfo, disturbando la quiete della notte.

Guardai il cane tra le acque increspate per un momento prima di rivolgere di nuovo la mia attenzione a Cadence. Era piegata sulla scatola ai suoi piedi. Un secondo più tardi la musica cominciò a suonare. Fu allora che mi resi conto che la scatola che aveva portato era un Boombox. Non pensavo che la gente li usasse ancora. Dalle dimensioni, doveva essere un modello vecchio. Il suono degli U2 uscì dagli altoparlanti, la musica si diffuse nell’aria immobile.

Il cane ritornò e la coppia continuò a giocare. I miei occhi rimasero incollati a Cadence. Non riuscivo a smettere di guardarla. Solamente vederla mi faceva mancare l’aria. Ero ipnotizzato.

I suoi capelli erano ancora raccolti in cima alla sua testa in quel nodo disordinato. Per il modo in cui la luce della luna risplendeva dietro di lei potevo vedere alcune ciocche cadere attorno al suo volto, creando un effetto aureola. La sua maglietta bianca era incollata al suo corpo, infilata nella cintura dei suoi short. Era stupenda. Meravigliosa. E così incredibilmente sexy. Il tutto generò una scossa di lussuria attraverso le mie vene, facendo rizzare il mio pene. Nessuna ragazza mi aveva mai provocato una reazione del genere.

A sorpresa allungò la mano verso il bordo della sua maglietta e la tirò sopra la testa. Un soffio d’aria uscì dai miei polmoni e le mie palle si indurirono. Quando si piegò per togliersi gli short, imprecai sottovoce.

“Merda!”

L’ultima cosa di cui avevo bisogno era quella di essere preso come un guardone. Dovevo assolutamente andarmene da lì; tuttavia, feci una pausa quando mi resi conto che stava indossando un bikini sotto I vestiti. Incapace di distogliere I miei occhi da lei, il mio sguardo viaggiò attraverso le forme delle sue curve, completamente estasiato mentre la vedevo muoversi verso il bordo del molo. Sollevando le braccia sopra la sua testa si tuffò nell’acqua e scomparve dalla mia vista.

Pochi momenti più tardi riemerse e nuotò verso il limite dell’acqua. Una volta raggiunta uscì e tornò sul molo. Il cane la seguì scodinzolando e con il bastone in bocca in ansiosa attesa di un altro lancio.

Sentii Cadence ridere.

“No, Dahlia. Basta per questa sera.”

Sembrava che la loro breve visita al lago stesse per finire e capii che era il segnale che me ne andassi. Non volevo che lei per caso mi trovasse. Avrebbe probabilmente pensato che fossi un pazzo guardone.

Mi allontanai dal mio nascondiglio dietro all’albero e mi avviai lungo il sentiero. Proprio mentre me ne stavo per andare sentii un debole urlo subito seguito da un tonfo. Il cane cominciò ad abbaiare. Mi girai, ma non riuscii a vedere Cadence da nessuna parte. L’unica cosa che vidi furono le increspature dell’acqua alla luce della luna.

É caduta nell’acqua? O è saltata di nuovo?

Aspettai che tornasse in superficie. Passarono i secondi ma sembrarono dei minuti.

Cadence non c’era. Il cane continuava ad abbaiare.

Merda.

Senza pensare, corsi verso l’acqua. Mi tolsi frettolosamente I miei sandali in pelle e corsi verso il bordo del lago. Il cane mi vide e il suo abbaiare divenne folle e protettivo. Cominciò a inseguirmi nell’acqua ma la ignorai. Una volta che l’’acqua raggiunse la mia vita mi tuffai e cominciai a nuotare verso la zona dove avevo visto l’acqua incresparsi.

Cominciai una ricerca inutile. Non riuscivo a vedere nulla. Solo oscuritГ . Ombre danzavano mentre i raggi della luna erano interrotti dalla corrente che facevo a ogni bracciata. Cercai di trovare il fondo del lago. Le mie mani si intrecciarono con il letto spesso di erbe e roccia. Non ci volle molto prima che cominciassi a essere confuso, mentre vecchie immagini si annodavano al presente, annebbiando la mia visione e disorientandomi.

Una piscina.

Un paio di occhi spalancati e di arti rigonfi.

Le urla.

La polizia.

Mi colpì tutto all’improvviso, I ricordi cominciarono a tormentarmi fino a quando persi completamente l’orientamento. Non ero nemmeno sicuro di essere più nel posto giusto, sapevo solamente che dovevo trovarla. I polmoni cominciarono a pungere–avevo bisogno di aria subito.

Tornai velocemente in superficie per respirare e mi guardai attorno. Ero vicino al bordo del molo e al punto dove avevo visto lo spruzzo.

Prendendo un altro profondo respiro mi immersi di nuovo. Era tutto quello che potevo fare per evitare che il panico avesse ragione di me.

Mi feci spazio nell’acqua per quelli che sembrarono secoli prima di tornare di nuovo in superficie. Il mio cuore stava battendo all’impazzata e mi stava mancando sempre di più il fiato mentre provavo a respingere i miei timori. Rimasi sul posto per un paio di secondi prima di decidere di nuotare verso una zona meno profonda. Una volta che sentii i miei piedi toccare il fondo fangoso urlai con voce rauca, “Cadence! Cadence!”

Sentii una forte inspirazione sopra di me e guardai verso l’alto.

“Cosa stai facendo qui?” chiese Cadence. Era sul molo sopra di me, il volto inorridito e accusatorio.

Il sollievo mi inondò prima di essere sostituito velocemente dall’imbarazzo. A lei–con le braccia agitate nel lago e il modo in cui urlavo il suo nome chiaramente allarmato–dovevo essere sembrato un completo idiota. Avrei dovuto aspettare un po’ di più che lei riemergesse. Invece avevo agito d’impulso, permettendo stupidamente che le mie paure del passato avessero la meglio su qualsiasi tipo di pensiero razionale.

Invece lei era in piedi. Stava perfettamente bene, sul molo asciutto e non era affogata nel fondo del lago.

Sono un completo imbecille.

Cercando di recuperare un minimo di dignitГ , la guardai direttamente e cercai di sembrare il piГ№ tranquillo possibile.

“Sono andato a fare una passeggiata e sono finito qui. Pensavo fossi caduta,” le dissi alzando le spalle. In più le lanciai un sorrisetto impertinente anche se non ne avevo nessuna voglia. Quando i miei occhi andarono verso il suo diaframma nudo, lei sussultò di nuovo. Incrociando le braccia sul suo corpo indietreggiò fino a scomparire dalla mia vista.

Maledizione.

Cercai di affrettarmi a uscire dal lago ma la pressione dell’acqua contro le mie cosce mi rallentò. Quando ci riuscii, Cadence aveva già indossato la sua maglietta e i suoi short e si stava mettendo le scarpe. Il suo cane, Dahlia, era disteso tranquillo ai suoi piedi. Entrambe alzarono lo sguardo quando salii sul molo.

“Non è educato spiare le persone,” borbottò bruscamente Cadence quando camminai verso di lei.

“Non stavo spiando. Come ti ho detto, stavo facendo una passeggiata e sono finito in questo posto,” le dissi. Lei non rispose. Invece si piegò per silenziare la radio che stava ancora suonando. “Aspetta, è una bella canzone. Non spegnere.”

La sua postura rigida sembrò addolcirsi un po’ mentre mi guardava con occhi curiosi.

“Ti piacciono gli U2?” chiese.

“A chi non piacciono?”

Lei sorrise leggermente, sembrando rilassarsi un po’ prima di irrigidirsi di nuovo.

“Vero, ma si sta facendo tardi. Dovrei andare,” disse.

Non volevo che se andasse. Volevo che riaccendesse la musica. Volevo stare sul molo con lei, ascoltare insieme nella notte tranquilla mentre guardavamo le stelle che punteggiavano il cielo. E se una cosa tirava l’altra, non mi sarei lamentato.

Per quanto volessi convincerla a farlo subito, pensai fosse meglio non farlo. Forse un altro giorno. Il mio orgoglio aveva appena subito un colpo piuttosto grosso dopo la folle ricerca del suo corpo potenzialmente affogato. C’era bisogno di più tempo prima di fare un altro passo verso di lei. Inoltre, lei era chiaramente a disagio in mia presenza. Solo che non ero sicuro che fosse per la condotta stupida che avevo avuto in precedenza nei suoi confronti o per il fatto che stavo violando la sua privacy lì al lago.

Lei si piegò per raccogliere il suo Boombox, poi fece un segnale con un fischio a Dahlia. Il cane balzò in piedi. Non ero sicuro di cosa dovessi fare, ma allungai il braccio e afferrai con le mie dita il suo braccio magro. L’elettricità sembrò sfrigolare sotto il mio palmo, scioccandomi così tanto che quasi lo lasciai. Invece strinsi la presa.

“Cadence,” dissi, il suo nome uscì quasi come una domanda.

“Sì?”

“Mi dispiace di averti spiato. Non intendevo farlo.”

Alla luce della luna, fui in grado di vedere la sua faccia arrossarsi per le mie parole e la sua pelle accaldarsi sotto la mia mano.

“Va bene,” disse timidamente, prendendomi di sorpresa. “Grazie per aver cercato di …ecco, salvarmi.”

La mia mano indugiГІ sul suo braccio per un altro momento prima che lei lentamente indietreggiasse e si allontanasse da me. Rimasto da solo sul molo, guardai Cadence e Dahlia scomparire nella foresta.




4


Cadence

Salii i gradini del cottage che condividevo con i miei genitori con Dahlia alle mie spalle. Appoggiando ai miei piedi il mio zaino e la radio, mi chinai verso il dondolo e mi sedetti per guardare il campeggio.

Ora era tranquillo e tutti i nuovi studenti probabilmente erano già addormentati. Il giorno di apertura del campeggio Riley era sempre eccitante. Ogni anno non vedevo l’ora che arrivasse, ma era estenuante. Se a questo si univano le temperature insolitamente alte della Virginia in quel momento, il tutto diventava molto faticoso anche a livello fisico. Capivo perché i miei genitori mi avevano affidato la responsabilità di organizzare gli studenti il giorno del loro arrivo quest’anno. Alla loro età non sarebbero mai stati in grado di stare lì in piedi con quel caldo ad aspettare di accogliere gli autobus carichi di studenti.

Tirai fuori dallo zaino una bottiglia d’acqua, l’aprii e ne presi un sorso. L’acqua era tiepida perché non era stata nel ghiaccio sin dal mattino, ma almeno era idratante. Nonostante la mia recente nuotata il sollievo delle fresche acque del lago era stato di breve durata. Il mio corpo era già surriscaldato per la camminata per tornare al cottage. D’impulso misi le mani a coppa, vi versai un po’ d’acqua e poi me la gettai in faccia nel tentativo di rinfrescarmi. Dahlia alzò lo sguardo verso di me con curiosità, poi leccò le gocce che cadevano davanti alle sue zampe.

Potevo sentire le voci dei miei genitori che provenivano dalle finestre aperte del cottage. Mia madre stava parlando tutta eccitata dei piani che aveva per gli studenti per il giorno seguente. Mio padre, sempre così incoraggiante, era d’accordo con i suoi progetti e dava qualche suggerimento.

“Su ragazza. Andiamo dentro e ascoltiamo tutti i piani della mamma,” dissi e allungai il braccio per arruffare una delle orecchie di Dahlia. Lei scodinzolò, alzandosi. Seguendola superai la soglia ed entrammo.

Trovai mio padre, seduto presso il vecchio tavolo in quercia della cucina con un bicchierino di bourbon, che ascoltava mia madre con rapita attenzione. Era il modello di tutto quello che c’era di buono–un marito fedele, gran lavoratore e un padre sempre presente. Mia madre, sempre decisa ed energica, stava camminando avanti e indietro agitando le braccia per l’eccitazione. I suoi capelli che stavano ingrigendo erano tirati nel consueto nodo stretto in cima alla testa, e la sua piccola figura sembrava persa sotto la lunga camicia da notte che indossava. Mio padre annuiva con la testa per qualcosa che aveva appena detto, ed entrambi si girarono nella mia direzione quando entrai.

“Oh, Cadence! Sei tornata finalmente! Come è andata oggi?” chiese mia madre con entusiasmo.

“Piuttosto bene, specialmente se consideriamo che era la prima volta che facevo tutto da sola. Un paio di intoppi ma li ho gestiti.”

“Oh? Tipo?” Sollevò un sopracciglio per la curiosità.

“Non sapevo cosa fare coniI ragazzi nuovi che erano stati aggiunti all’ultimo minuto al personale del campeggio. Ho deciso di metterli alla manutenzione insieme con papà.”

“Li ho messi subito al lavoro questa sera,” intervenne mio padre. “Sembrano buoni ragazzi lavoratori. Hanno fatto quello che ho chiesto loro senza fare tante domande. Credo che se la caveranno bene quest’estate.”

“Già, bene. Penso, invece, che creeranno dei problemi,” borbottai. “Dubito che ragazzi della USC siano capaci di essere dei gran lavoratori.”

“USC?” dissero i miei genitori all’unisono.

“Università delle Straviziate Creature,” chiarii.

Mia madre rise, un suono lungo e melodioso e non potei fare a meno di sorridere.

“Oh, Cadence, dà loro tempo. Quante volte ti ho detto di non giudicare un libro dalla copertina?”

“Fidati, mamma, sono una coppia di burloni. Quei ragazzi non son nulla di buono.”

“Beh, cerca di mantenere una mente aperta. Se hai problemi, faccelo sapere subito.”

“Lo farò,” promisi. “Allora, dimmi come è andato l’incontro con i responsabili del campeggio. Sei riuscita a pianificare I progetti per quest’estate? Hai deciso che produzione fare?”

Mia madre applaudì, con un’eccitazione evidente.

“L’incontro è stato meraviglioso! Probabilmente è stato il più produttivo che abbia mai fatto! Abbiamo alcuni geni creativi con noi quest’anno e non vedo l’ora di cominciare! Ne stavo giusto parlando con tuo padre. Siediti che ti aggiorno.”

Portando una sedia al tavolo della cucina, mi preparai ad ascoltare mia madre che spiegava la produzione musicale per quell’anno. Aveva dato ai responsabili una scelta tra West Side Story e Singin’ in the Rain, e avevano deciso per quest’ultima per le sue caratteristiche di commedia. Mentre uno dei responsabili era deliziato all’idea sul chi avrebbero scelto per interpretare i ruoli di Don Lockwood, Kathy Sheldon e Cosmo Brown, un altro dei responsabili non vedeva l’ora di iniziare a insegnare la partiture del musical nominato per gli Oscar.

Catturata dalla sua eccitazione non potei fare a meno di stupirmi per tutti i suoi risultati. E non solo nei musical. Mia madre aveva successo in tutto quello che aveva fatto. I miei genitori erano originari di New York. Mia madre era stata un’attrice di Broadway e anche piuttosto famosa. Mio padre non era fatto per recitare ma era bravo con le mani. Aveva scalato posizioni all’Imperial Theatre fino a diventare il responsabile degli addetti al palcoscenico nella produzione de ”I ragazzi di Minnie”. Mia madre aveva recitato come Minnie e il resto, come dicono, è storia.

Il loro fidanzamento era stato corto secondo gli standard moderni–si erano sposati tre mesi dopo il loro primo incontro. Con idee giovani e romantiche avevano fatto un viaggio in Virginia, desiderando che la loro luna di miele fosse ben lontana dalla vita frenetica di New York. Sorrisi bonariamente mentre ricordavo tutte le volte che mi avevano parlato delle lunghe passeggiate che avevano fatto tra gli alberi verdi osservando i meravigliosi tramonti. Era stato in una delle loro passeggiate che si erano imbattuti in una città mineraria abbandonata. Mia madre si era innamorata del suo essere così pittoresco e fu rattristata nel vedere che fosse stato lasciata andare in rovina.

Anni dopo e dopo aver lottato per restare incinta, mia madre decise di aver finito con la sua carriera sul palco. Diede la colpa dei suoi numerosi aborti spontanei alla fatica e al rigore del teatro. Abbandonando tutto, tornarono in Virginia e acquistarono la vecchia cittГ  di cui si erano innamorati tanti anni prima. In ogni caso il teatro era ancora nel loro sangue e quindi convertirono la cittГ  in un campeggio estivo per giovani creativi. Grazie alla notorietГ  di mia madre, gli studenti arrivavano ogni estate ansiosi di imparare dalla grande Claudine Benton-Riley. Il segno che lasciava sulla maggior parte di loro era notevole. Anche se non condividevo i suoi talenti musicali o teatrali, speravo un giorno di essere in grado di avere un impatto su tante persone come lei.

Dopo aver ascoltato mia madre per più di un’ora, diedi un’occhiata all’orologio della cucina. Erano quasi le undici. Mio padre era già andato a letto trenta minuti prima. Per quanto l’entusiasmo di mia madre fosse contagioso, le sei e trenta sarebbero arrivate molto presto. Sembrò rendersi conto che stavo crollando quando cedetti a uno sbadiglio.

“Credo che sia ora che tu vada a dormire, Cadence. Sembri stanca e ho parlato a sufficienza per questa sera.” Mi disse sorridendomi.

“Mi spiace, mamma. Sai che mi piace ascoltarti quando parli di quello che succede al campeggio ma mi sono svegliata veramente molto presto questa mattina.”

“Non preoccuparti,” mi disse facendomi un cenno con la sua piccola mano. “So che hai avuto una lunga giornata.”

Mi alzai e mi diressi dove era seduta mia madre. Avvolgendola con le mie braccia le diedi un breve abbraccio e la baciai in fronte.

“Notte, mamma.”

“Buone notte, tesoro.”

Entrando nella mia stanza, la fredda aria proveniente dal condizionatore vicino alla finestra mi travolse. Quando cominciai a togliermi i vestiti mi resi conto di quanto fosse unta la mia pelle. Tra il sudore e l’acqua del lago, avevo decisamente bisogno di una doccia prima di andare sotto le lenzuola del mio letto. Guardai con brama il mio confortevole materasso matrimoniale, sapendo che domani non avrei avuto tempo di lavare le lenzuola. Con un sospiro afferrai un asciugamano e il mio pigiama e andai verso la stanza da bagno del nostro cottage. In quel momento pensai di non essere mai stata così grata del fatto che mio padre avesse aggiunto una doccia alla nostra residenza privata. Solo il pensiero di camminare fino al bagno in comune mi faceva sentire più sudata.

La stanchezza mi faceva sentire male alle ossa, ma mi sentii più un essere umano dopo la doccia. Mi asciugai I capelli con l’asciugamano e poi li raccolsi in una treccia. Indossando un paio di pantaloncini di cotone e una canottiera, tornai in cucina per spegnere le luci. Proprio mentre stavo per tornare nella mia camera, notai Dahlia davanti alla porta principale. Di solito a quell’ora della sera era accoccolata sulle coperte nell’angolo della mia camera.

“Devi andare fuori ragazza? Bevuta troppa acqua del lago?” Lei scodinzolò dando un colpetto alla porta con il naso. “Va bene, andiamo. Ma sii veloce.”

Sciolsi il catenaccio della porta principale, la aprii e Dahlia saltellГІ verso la parte posteriore del cottage. Sapendo che ci avrebbe impiegato alcuni minuti per trovare il posto giusto per fare le sue cose, mi sedetti sul gradino piГ№ alto della veranda e aspettai.

Dopo qualche istante sentii un fruscio sul lato della veranda e guardai per capire cosa fosse. Anche Dahlia doveva averlo sentito perché arrivò di corsa dal retro del cottage e partì come un fulmine.

“Dahlia!” la chiamai bisbigliando. Poi vidi quello che aveva causato il fruscio. Un coniglio.

Maledizione!

La inseguii, timorosa di chiamarla troppo ad alta voce perchГ© non volevo svegliare i miei genitori o chiunque altro.

Fu inutile.

Cominciò ad andare dentro e fuori la boscaglia annusando rapidamente determinata a catturare la sua preda. L’amavo ma quando il sudore cominciò a colarmi lungo la schiena, ebbi il desiderio di strozzarla.

“Tanti saluti alla doccia,” borbottai tra me.

Quando finalmente la raggiunsi, I �afferrai per il collare e la sgridai. Lei abbassò la testa con la coda tra le gambe. Subito mi sentii colpevole per averla sgridata anche se non avrei dovuto sentirmi così. Dopo tutto lei era quella che era scappata da me.

Scossi la testa.

“Cucciola, non imparerai mai. I conigli sono molto più veloci di te!”

Cominciò a scodinzolare. Chiaramente tutto era stato perdonato. Ridacchiai e le feci cenno di seguirmi verso casa–verso il mio letto. Il sonno mi stava chiamando.

Vidi un raggio di luce con l’angolo dell’occhio, e mi girai per vedere da dove provenisse. Qualcuno aveva acceso la luce del fienile. Sarebbe stato strano che fosse Fitz ad essere rientrato. Doveva essere tornato dalla sua piccolo avventura spionistica già da un bel pezzo.

Dove avrebbe potuto essere andato dopo aver lasciato il lago?

Avevo visto Devon chiacchierare con una delle istruttrici di musica del campeggio, e quindi forse non era Fitz. Forse era il suo compare che tornava tardi.

Oppure, se ci fosse qualcosa che non andava? Magari che andava molto storto.

Una fitta di colpa mi colpì per averli fatti dormire nel fienile. L’aria della notte era come una sauna e, contrariamente agli altri cottage, non c’era alcun condizionatore da nel fienile per rinfrescare l’aria.

E se uno di loro avesse avuto un colpo di calore? O peggio. Se uno di loro fosse svenuto per il caldo e fosse caduto dalla scala del solaio?

Il fienile non era così lontano dal mio cottage.

AndrГІ solo ad assicurarmi che sia tutto a posto e poi andrГІ a letto.

Almeno questo ГЁ quello che dissi a me stessa.

Attirata come una falena dalle fiamme, mi allontanai lentamente dal letto che mi aveva tanto attirato pochi secondi prima e mi diressi verso la luce. La curiosità che sentivo era quasi compulsiva. In pochi minuti mi ritrovai proprio all’esterno del fienile, a sbirciare verso la finestra dove avevo visto accendersi la luce. Non ero sicura se sentirmi in colpa per spiare o se controllare un ospite fosse in qualche modo un mio dovere. Sapevo solamente che non ero in grado di guardare da un’altra parte.

Vidi Fitz muoversi, la schiena rivolta verso di me, la sua mole che riempiva quasi tutta la finestra. I suoi capelli corti erano un completo disastro, la parte superiore completamente mossi come se vi avesse passato le mani con molta violenza. Improvvisamente si girò verso la finestra. Colta dal panico, mi nascosi dietro a un albero lì vicino.

Non riuscii a cogliere la sua espressione, ma pensai che non mi avesse visto. Fissò fuori dalla finestra per un po, ’ prima di avvicinarsi e premere i suoi palmi contro il bordo della finestra. Fece cadere la testa tra le spalle. Sembrava quasi triste, e non potei fare a meno di chiedermi il motivo per cui quel ragazzo privilegiato dovesse sentirsi triste.

Dopo un po’, Fitz si allontanò dalla finestra e la luce si spense. Non ero sicura di cosa mi avesse spinto a dirigermi verso il fienile. Le mie preoccupazioni erano sciocche. Era tutto a posto. Sentendomi in colpa, mi allontanai dalle ombre e mi diressi verso casa. Dahlia mi seguiva, saltellando felice quando trovò un bastoncino sul sentiero.

“No, ragazza. Non puoi giocare. É ora di andare a dormire.” Si lamentò per un momento ma conosceva le regole. Quando le presi il bastoncino dalla bocca, cominciò a ringhiare. “Dahlia! Non osare ringhiarmi!”

Poi sentii un rametto spezzarsi alla mia sinistra, e mi resi conto che non stava ringhiando contro di me. Un senso di allarme mi travolse come se fosse trasportato da ali. Mi si rizzarono I capelli sulla nuca e mi venne la pelle d’oca sulle braccia.

Probabilmente ГЁ solo un altro coniglio.

Sentii rompersi un altro ramoscello e seppi di non essere da sola. C’era qualcuno tra I fitti alberi vicino al sentiero. Cercai di sbirciare nell’oscurità, ma la vegetazione bloccava la luce della luna e rendeva difficile vedere.

“C’è qualcuno?” dissi ad alta voce. Nessuno rispose. Dahlia continuò a ringhiare con un tono basso mentre mi venivano in mente tutte le immagini dei film dell’orrore che avevo visto nella mia vita. Attualmente stavo interpretando il ruolo della persona stupida del film–quella che andava tutta sola nelle tenebre solo per essere catturata e mangiata da un gruppo di zombie.

“Non è educato spiare le persone, dolcezza,” disse una voce dietro di me. Sobbalzai e quelle parole mi aumentarono violentemente le pulsazioni nelle mie orecchie. Sapevo che la voce stava ripetendo le mie parole di poche ore prima. Non era uno zombie pronto a nutrirsi della mia carne. Gli zombie non chiamano le persone �dolcezza’.

Era Fitz.




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