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Bugie Di Famiglia
Dawn Brower


Una giovane ragazza scopre segreti inimmaginabili sulla sua famiglia che avranno un impatto tremendo sulla sua vita… Ametista vive un'esistenza solitaria. Crescendo da sola con la madre, è stata sballottata di qua e di là così tante volte che non ha mai potuto avere degli affetti o anche solo delle amicizie. All'età di diciassette anni ha iniziato a scrivere un magazine, e così vi si è buttata a capofitto e dopo soli tre anni è riuscita ad affrancarsi e diventare autonoma. Ma resta sempre sola. Durante un viaggio di lavoro per il suo magazine, si ritrova in una piccola città costiera. Lì incontra un ragazzo che per la prima volta la fa innamorare. Ma, durante le ricerche sulle ossessioni e i segreti della piccola cittadina, Ametista scopre anche dei segreti riguardanti la propria famiglia e capisce che i fantasmi di Ghost Peak Island le appartengono nel profondo, come non avrebbe mai creduto.





Dawn Brower

Bugie di Famiglia




BUGIE DI FAMIGLIA




DAWN BROWER


TRADUZIONE DI PATRIZIA BARRERA


Copyright В© 2019 by Dawn Brower

Questa è un’opera di fantasia. Nomi, persone, organizzazioni, luoghi, eventi ed avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o usati in modo fittizio.

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, o archiviata in un sistema digitale o utilizzata e trasmessa in qualsiasi forma o a mezzo elettronico, fotocopie, meccanico, audio, senza l’espressa autorizzazione dell’autrice e dell’editore.

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CAPITOLO PRIMO


Ametista si diresse verso un caratteristico hotel con ampi portici, ricavato in una bella costruzione bianca. Sembrava più un B&B che un hotel. Ciò che lo rendeva davvero attraente era la presenza di una spiaggetta privata. Attraversando il parcheggio, Ametista potè ammirare il frangersi delle onde in un mix di colori bianco- azzurro. Era un’immagine che la rilassava. Chiuse gli occhi, e aspirò voluttuosamente l’odore salato dell’acqua di mare che si spargeva nell’aria. Le piacque subito quel posto: le sembrava di essere a casa, benché non avesse la più pallida idea di cosa significasse sentirsi davvero a casa.

Riaprì gli occhi e proseguì verso la reception. L’aria climatizzata dell’hotel la confortò. Dietro al bancone un ragazzo bellissimo e dal corpo mozzafiato costituì una piacevole sorpresa per lei. Le stava di profilo, e poteva scorgere i folti capelli neri che gli si arricciavano disordinatamente sulla nuca, e delle lunghe basette che quasi gli incorniciavano il bel volto abbronzato. Aveva i denti bianchissimi ma leggermente sporgenti, il che gli conferiva un’aria perennemente arrabbiata…o forse troppo seria. Quasi le dispiacque interromperlo, ma aveva viaggiato a lungo e ora aveva bisogno di riposarsi un po’, prima di riprendere le sue ricerche. Tossì leggermente, per attirare la sua attenzione: “Scusa.” disse.

Lui si girò di scatto e lei rimase ancora più affascinata dalla sua bellezza mascolina. Probabilmente l’ammirazione le si poteva leggere negli occhi, ma riprese subito il controllo. Si rese conto che, per un attimo, aveva trattenuto il respiro. Certi maschi non avrebbero dovuto essere così affascinanti!

Ignaro dell’effetto che aveva fatto su di lei, il bellissimo ragazzo si avvicinò a lei. Ametista cercò di riprendersi quel tanto che bastava per rispondere alle sue domande: “ Salve! Come posso aiutarti?” disse lui.

La donna non potè fare a meno di far scivolare l’occhio sulle bellissime curve di lui; si morse il labbro con golosità e poi indugiò sui muscoli ben disegnati dalla camicia color indaco e sulle cosce strizzate in quei jeans a vita bassa. Maledizione! Ametista cercò di riscuotersi dal suo evidente stato di ammirazione per quel corpo sbalorditivo e quel bellissimo viso! Appoggiò le mani sul bancone:

“Scusa, ho una prenotazione!” Dio, che brutto tono arrogante! Ma cosa diavolo non andava, in lei?

“Nome, prego?” chiese lui.

Ancora in stato confusionale, Ametista non capì la domanda: “Come, scusa?” Doveva farsi curare, se le bastava un semplice proprietario di un B&B di bell’aspetto per sentirsi in quel modo! Se pure era il proprietario: magari era un semplice impiegato!

“A nome di chi è la prenotazione?” continuò quello, con un largo sorriso. Aveva un’aria divertita, mentre si sporgeva verso di lei dal bancone. Anche lui sembrava guardarla con interesse, mentre con i suoi begli occhi turchese la scrutava da capo a piedi. A quella vista Ametista s’irrigidì: no, non poteva essere che a quel bel maschio lei piaceva!

Cercando di mantenere un tono distaccato, rispose: ”Scusa, ho viaggiato per ore e ho la mente ancora un po’ appannata! Dovrebbe essere a nome Ametista S. Keane!” Fantastico, già aveva fatto la figura dell’idiota e, ad ogni parola, le sembrava di peggiorare le cose! Quel bonazzo probabilmente aveva tutte le femmine ai suoi piedi, ogni giorno! Ed ecco qui, ora anche lei si era aggiunta alla lista. Un ottimo modo per suscitare interesse, complimenti Ametista!

Non poteva fare a meno di autoaccusarsi. Ogni giorno ne combinava una! Forse perchГ© era cresciuta con una madre che ogni giorno si levava un capriccio, ma chissГ  perchГ© adesso era quel maschio a ridurle definitivamente il cervello in poltiglia!

“Scusa, ma le tue iniziali sono A.S.K? Come DOMANDA in inglese? – chiese lui, con aria ancora più divertita – Quindi, posso chiederti qualsiasi cosa?” aggiunse, malizioso. Ad Ametista parve anche di leggervi un che di affettuoso nei suoi riguardi, ma probabilmente si sbagliava.

O magari, stava cercando di attaccare bottone con lei? In genere non aveva molto tempo per queste cose, e quindi i suoi trascorsi da fidanzata erano praticamente inesistenti. Quel breve soggiorno si stava rivelando interessante. O, almeno, se avesse potuto fare pace col cervello! Chissà, quel ragazzo forse era un autoctono, e quindi poteva anche esserle utile nelle sue ricerche. Comunque, flirtare con lui le parve un’idea eccitante. Sbattè le ciglia, in un goffo tentativo di seduzione, e si adeguò al tono malizioso di lui.

“Beh, è una trovata divertente per firmarmi sulle riviste per cui scrivo. Probabilmente, quando sono nata, mia madre deve aver capito che ero un tipo curioso e ha voluto sigillare questa cosa per sempre, con quei nomi accostati!” ridacchiò, civettuola.

Tacque sul fatto che non solo era caporedattore ma addirittura possedeva un rivista che portava proprio quel nome…ASK MAGAZINE, che lei aveva creato già ai tempi del liceo. Cioè, tre anni prima. Certo, dare vita ad una rivista del genere a soli diciassette anni era stato un progetto ambizioso, ma in qualche modo ci era riuscita e aveva anche avuto successo. Ora era il suo lavoro e la sua vita, e lo amava con tutta se stessa.

ASK era sangue del suo sangue, e l’aveva fatta ricca a soli diciotto anni. Adesso che aveva vent’anni, poteva praticamente permettersi tutto ciò che desiderava. La rivista era digitale, ma era possibile anche richiedere la copia cartacea. Nell’epoca del digitale la stampa su richiesta era ormai a costo zero!

Riportò l’attenzione sul bellissimo maschio di fronte a lei. Se voleva anche un aiuto da lui doveva impegnarsi molto di più! In genere, piaceva agli uomini, e non aveva difficoltà a usare il proprio fascino.

“Bene, A per Ametista…K per il cognome…ma la S?” chiese ancora il ragazzo, sempre più divertito.

Ametista sospirò: odiava confessare la natura del secondo nome con cui la sua cara mammina aveva voluto omaggiarla! Il gioco di iniziali diventa quasi stupido, una volta spiegato l’arcano! A lei quel secondo nome non era mai piaciuto e non le sarebbe piaciuto mai!

“S sta per Sole.” mormorò, rassegnata. Ma lui non sembrò reagire male, o ridacchiare, come si aspettava facesse, davanti a quel nome inconsueto. Anzi, la cosa sembrò incuriosirlo. Fece un largo sorrise mentre le diceva: ” E’ davvero particolare. Tua madre deve essere una persona creativa! Hai fratelli o sorelle? Scusami se te lo chiedo, ma muoio dalla voglia di sapere se anche loro hanno ricevuto nomi strani!”

Lei scosse il capo lentamente, completamente ammaliata da quei bellissimi occhi verde blu che la fissavano:

“Purtroppo no, sono figlia unica. Mia madre ha capito subito che, una volta fatta me, non poteva desiderare di meglio e ha smesso di provare ad avere altri figli. Sai, una volta raggiunta la perfezione…” scherzò.

A dire il vero, sua madre era solo una donna testarda e volitiva, piena di eccessi; la tipica donna che riesce a far passare per buone le regine cattive delle favole.

“Non posso darle torto! – continuò il ragazzo, galante – Per quello che vedo, sei davvero perfetta!”

“Beh, sì, non mi lamento…Sono abbastanza perfetta!” rise lei. Non avrebbe voluto continuare su quella strada, ma non era riuscita a tenere a freno la lingua. Chissà, quel viaggio poteva essere perfino divertente! A patto che sua madre rimanesse fuori dai piedi. Leonessa Keane non era il tipo da rimanere a lungo in un posto!

“Tua madre deve essere una donna meravigliosa, se ha avuto una figlia splendida come te!” Il ragazzo sembrava combattere con se stesso per non esplodere in una fragorosa risata.

Ametista pensò che commenti come quelli non potevano essere più fuori luogo. Spesso le apparenze ingannano. Nella sua vita aveva avuto così tanti “ padri” che se ce ne fosse stato uno vero probabilmente non lo avrebbe capito. Leonessa andava sempre a letto col primo che le faceva un po’ di smorfie, tanto a lei gli uomini non interessavano davvero e non provava niente per loro. Erano solo un modo per passare il tempo e combattere la solitudine. Quando si era stancata della nuovo conquista, impacchettava Ametista e in quattro e quattr’otto loro due si spostavano in pascoli più verdi. Peccato che i pascoli, in realtà, non erano mai così verdi! In questo modo, Ametista non aveva radici e non sentiva di appartenere a nessun posto.

“Sì, la mamma è bellissima!” confessò. Ed era vero. Leonessa Keane era stupenda e, con il fisico che aveva, avrebbe potuto fare ancora la modella, se lo avesse desiderato. Invece, voleva solo che i maschi si buttassero ai suoi piedi e che la trattassero da regina.

“Ne sono convinto – disse lui, guardandola con calore – Allora, completiamo questa registrazione.” Mosse velocemente le dita sulla tastiera del pc. “Scusa, ma devo chiedertelo. Ametista è davvero il tuo nome o è un nomignolo? L’ametista è una pietra.”

“No, è il mio vero nome.” A volte avrebbe voluto che quello fosse un soprannome, ma poi i suoi amichetti l’avrebbero presa in giro. Cambiare giro di amicizie non l’aveva mai aiutata molto. Dopo un po’ aveva smesso di vergognarsi di quel nome, e lo aveva accettato. Comunque, l’aveva aiutata a distinguersi, quando aveva iniziato la sua rivista. In fondo, quel nome le ricordava che non era un persona come le altre e ogni tanto la faceva sentire meno sola, nella vita.

Lui sorrise e le fece l’occhiolino: “Ok, allora segniamo così. Ah, vedo che hai prenotato per tre settimane! Se alla fine ti sarai divertita, spero che tornerai a trovarmi!”

Lei sgranò gli occhi per la sorpresa? Ma …ci stava provando? Mai, prima d’ora, aveva ricevuto una proposta così sfacciata! Il suo flirt precedente era stata una cosa assolutamente da pazzi. E questo? Poteva essere meglio? Non ricordava quando si fosse sentita tanto attratta da un ragazzo: era quasi troppo bello! Faceva male già solo a guardarlo! Le parole di lui la scossero dai suoi pensieri:

“Voglio dire…sono nato qui e conosco tutte le attrattive di questo posto, molto meglio di quello che si può leggere sul web! Uffa! Mi sto incartando! In realtà, vorrei passare del tempo con te, mentre sei qui. A proposito, mi chiamo Cooper.”

BenchГ© arruffata, quella spiegazione le sembrГІ tenerissima. PensГІ che anche a lei avrebbe fatto piacere conoscerlo meglio. Gli sorrise con dolcezza:

“Piacere, Cooper, io sono Ametista!” Cavolo! Che idiozie diceva, lui lo sapeva già! Bella cretina, doveva apparire ai suoi occhi! “Ok, allora me la dai la chiave della stanza?” tagliò corto.

Lui la teneva già in mano. Ad Ametista parve che Cooper non avesse intenzione di lasciarla andare. “Ecco la chiave. Stanza tredici. E’ di sopra, in fondo al corridoio.” le indicò con la mano.

“Grazie” mormorò, mentre lui le consegnava la chiave.

“Beh, goditi il tuo soggiorno!” esclamò lui, con un tono un po’ deluso.

Malgrado avesse voluto tuffarsi tra le sue braccia, Ametista cercò di non darlo a vedere. Non era una di quelle che andava con chiunque. Si voleva troppo bene, per concedersi al primo viso interessante che le si parava davanti! Non sarebbe stata la donna indipendente che era, lei, Ametista Keane, se avesse deciso di trascorrere l’intero soggiorno con quel ragazzo appena conosciuto! Qualsiasi cosa avesse in mente, doveva rifletterci sopra per bene. Lui era carino e gentile, e probabilmente avrebbe avuto bisogno comunque del suo aiuto, a breve. Quindi, si sforzò di mantenere un contegno e nel contempo di dargli una piccola speranza.

“Grazie, probabilmente accetterò la tua offerta!”

“Cosa?” esclamò lui, piombando dalle nuvole.

“Ne riparleremo dopo che avrò riposato un po’.” Detto ciò si volto e se ne andò, lasciando dietro di sé solo una forte scia di profumo. A mezza strada si fermò e si guardò intorno, ammirando la bellezza della hall del piccolo hotel. Un divanetto e due lussuose poltroncine facevano da ala a un delizioso tavolino, posto davanti al camino con una bella mensola in marmo. Ai lati di questo c’erano due colonnine, sempre in marmo, con pregiati intarsi fatti a mano. Le sarebbe piaciuto passarci sopra le dita e dare un’occhiata più da vicino, a quelle meravigliose incisioni, ma sarebbe stato per un’altra volta. Prima di sfare sfogo a quei capriccetti, aveva cose più urgenti da fare. Scoccò un sorriso a Cooper, indecisa se salire le scale che portavano al piano. Quando si voltò di nuovo, lui era lì a fissarla, col chiaro fumetto che diceva: “Quanto mi piaci!”

Con voluta civetteria gli chiese: “Ah, dimenticavo! Puoi indicarmi un posto dove si mangia bene?”

Lui s’illuminò tutto, come se avesse vinto il premio della lotteria. Brillava come una lampadina da un milione di watt! Ametista sorrise dentro di sé, impaziente dalla voglia di conoscerlo meglio.

“Ci sono solo due locali in cui si mangia davvero bene – rispose Cooper – e probabilmente li hai anche visti mentre entravi in città. Il primo è un ristorantino Italiano che fa una splendida pizza e dei buoni piatti di pasta. Si chiama “da GIOVANNI”. Se invece vuoi rimanere sul tradizionale, c’è un posto dove si fanno ottimi hamburger, che è il North Point Café.”

Cavolo, era più di quanto sperasse! Annuì col capo: “Grazie!” esclamò.

Sulla faccia di Cooper si poteva leggere la delusione per il fatto di non essere stato invitato a tenerle compagnia. “Di niente.” mormorò.

Ametista afferrò al volo i suoi pensieri: anche a lei avrebbe fatto piacere uscire con lui, ma quello non era il momento. Magari, un altro giorno. Aveva bisogno di tempo per ambientarsi e organizzarsi. Si voltò di nuovo verso le scale e questa volta salì al piano. Ogni passo, la portava sempre più vicina alla stanza in cui avrebbe trascorso le prossime settimane. Sperò che quella vacanza si sarebbe rivelata la migliore che aveva avuto fino a quel momento e che quel luogo superasse tutte le sue aspettative.




CAPITOLO SECONDO


Mentre Ametista entrava nella sua stanza, Cooper non poteva fare a meno di ringraziare il suo Angelo Custode che gliel’aveva mandata nel suo piccolo albergo di famiglia! Mai, prima d’ora, una ragazza così bella aveva solcato quella soglia! Il suo volto, coì familiare, gli aveva tolto il fiato, e aveva dovuto lottare molto con se stesso per riprendere il controllo.

Quando aveva alzato lo sguardo da dietro il bancone e l’aveva vista per la prima volta, pensò di stare sognando. Come potevano essere veri quei magnifici riccioli neri che le scendevano sulle spalle e quei magnetici occhi verde oliva, che lo avevano ipnotizzato per qualche secondo? Aveva subito pensato a una visione, di quelle che, si diceva, infestavano l’albergo. Per lunghi attimi non era riuscito a spiccicare parola. Poi, finalmente, si era riscosso e aveva realizzato che quella meravigliosa donna era vera, stava di fronte a lui e lo guardava.. Ma era così simile a quella che era scomparsa molti anni a, e che forse era morta. Ametista Keane recava sicuramente dei misteri con sé, e lui intendeva scoprirli. Per fortuna, sarebbe rimasta in città per un paio di settimane, e così avrebbe avuto tutto il tempo necessario per scavare a fondo su di lei.

La porta dell’albergo e si aprì ed ecco entrare Benjamin Anderson, il suo miglior amico. Si conoscevano da ventun’ anni, ormai, ed erano originari di North Point. Entrambi non avevano frequentato il college: le rispettive famiglie avevano altri progetti su di loro, che non prevedevano certo quella spesa extra. Tuttavia, Cooper stava prendendosi la laurea telematica di Economia e Commercio: come poteva aspettarsi, la sua famiglia, che fosse in grado di gestire un’attività di quel tipo se non aveva la minima cognizione in materia?

I suoi genitori avevano eccessiva fiducia in lui, e gli avevano lasciato tutto in mano. Anche l’amico si trovava in una situazione simile, ma lui non aveva alcuna intenzione di studiare e aggiornarsi.

Ben si avvicinò al bancone e lo salutò:” Ehi, Coop, che ne diresti di fare un giro in barca con me?” gli chiese.

Cooper scosse il capo: “Mi piacerebbe, Ben, ma ho troppo da fare, qui. E’ il giorno libero di Olivia, e quindi devo gestire tutto da solo. Forse domani. Sai che mio padre non viene più tanto in albergo.”

Benjamin fece una faccia delusa: “Cavolo, mi dispiace proprio! Ci saremmo divertiti! Ho lavorato molto, negli ultimi giorni, e avevo bisogno di rilassarmi un po’! E ora che ho del tempo libero, ecco che il mio migliore amico mi dà buca!”

La famiglia di Ben era proprietaria di una grande impresa edile, giù in città. Non passava giorno che non ricevevano nuove commissioni, indipendentemente dal periodo dell’anno, perché anche in periferia erano molto richiesti. Avevano così tanti incarichi, che a stento riuscivano a mantenere il ritmo! Per fortuna, la Anderson Construction aveva anche parecchi dipendenti, e così si riusciva ancora a soddisfare tutte le richieste.

Ben era il più giovane dei cinque fratelli, ognuno dei quali aveva ricevuto un incarico in azienda. Ed essendo ancora “il piccolo di famiglia” poteva prendersela più comoda degli altri.

Lui e Cooper erano amici d’infanzia. Si conoscevano così bene, ormai, che la personalità dominante di Ben non faceva più presa sull’altro. Avete presente “Mister Perfettino?” Beh, eccolo là. Per questo, Ben trovava sempre il modo di liberarsi dagli impegni e Cooper no. Erano entrambi molto giovani, e avrebbero dovuto godersi di più la loro giovinezza. Chissà perché, Ben si sentiva sempre molto stanco, nel periodo estivo, e lamentava la voglia di riposarsi! Forse perché era il periodo più impegnativo dell’anno?

Cooper era di pasta diversa. Era una persona più responsabile e, soprattutto, non aveva i dipendenti di Ben per farsi sostituire. Anche a lui avrebbe fatto piacere una bella gita sul lago con Ben, ma purtroppo non poteva. Malgrado l’amico facesse quella faccia, non poteva semplicemente chiudere la porta dell’albergo e andarsene. E comunque…forse non avrebbe lasciato lo stesso l’albergo. Non ora, che c’era Ametista Keane! Il suo pensiero già lo ossessionava, e sperava che prima o poi lei gli avrebbe chiesto di accompagnarla da qualche parte. E allora, doveva essere pronto!

“Mi dispiace, Ben, ti ripeto che non posso.” Sorrise all’amico. “Lo sai che mi piacerebbe tanto, ma purtroppo sono legato qui.”

“Quand’è che sei invecchiato e sei diventato tuo padre?” esclamò l’altro, con aria un po’ infastidita.

“Subito dopo le scuole, se non te ne sei accorto!” rispose Cooper, a metà tra l’ironico e il caustico. Non è che non sopportasse quello stile di vita: però avrebbe voluto poter scegliere con calma e guardarsi intorno.

Ben scosse la testa, con un moto di stizza: “Abbiamo ventun’ anni e abbiamo solo respirato l’aria di questa città. Stavo pensando di andarmene in giro per un po’!”

“No, dai! La vita non sarebbe la stessa, senza di te!” stava dicendo Cooper, ma un rumore improvviso attirò la sua attenzione.

Ametista stava scendendo le scale, recando in mano una pochette. I suoi bellissimi riccioli neri erano raccolti in una coda spettinata ad arte, con capelli ribelli che le incorniciavano il viso o le ricadevano sulla nuca. Portava degli occhiali da sole e indossava solo un top verde come i suoi occhi e un short bianco come la neve. Quando vide i due ragazzi sorrise, e quella bella bocca lasciò estasiato Ben, così com’era successo la prima volta con Cooper. Lei non lo sapeva, ma ormai i due erano morti e stecchiti ai suoi piedi!

Cooper si raddrizzГІ tutto, dietro al bancone, e si affrettГІ a chiederle :

“Salve, vai a farti un giro nei dintorni?”

“Oh sì, non vedo l’ora di conoscere tutti i segreti di questo posto!” esclamò lei, eccitata.

“Coop sorrise: “ Tutto qui? Allora ci rivediamo tra cinque minuti! Non è vero, Ben?”

Ben aveva l’aria imbambolata e , conoscendolo, Cooper, giurò che non aveva mai visto una femmina così bella, prima d’ora! Sentì il forte impulso di dargli una botta in testa… sì sì, doveva proprio farlo!

“Cosa?” farfugliò quello, senza levare gli occhi di dosso ad Ametista.

Cooper scosse il capo, assolutamente incredulo. Non appena Ametista fosse uscita , avrebbe scambiato quattro chiacchiere con quel bellimbusto! Che si levasse dalla testa l’idea di mettergli i bastoni tra le ruote con Ametista! Quello era il suo terreno di caccia, migliore amico o no! Avrebbe voluto sbattere un pugno sul tavolo e dargli la sveglia! Quella ragazza gli piaceva davvero, e non avrebbe tollerato alcuna intromissione da parte di Ben! Era ora che l’amico scendesse dalle nuvole e tornasse sulla terra. Si rivolse a lui, scandendo bene le parole..

“Le ho detto che avrebbe impiegato cinque minuti per scoprire i grandi misteri di questa città!”

Finalmente Ben tornГІ tra loro e si grattГІ la testa, ancora frastornato:

“ I misteri della città? Quali misteri? Sei caduto e hai battuto la testa?”

Ametista sorrise: “ Dai ragazzi, ci sono segreti dappertutto, anche in piccole città come questa! Basta solo andarli a cercare!”

“Ma come fai a saperlo, se è la prima volta che vieni qui?” chiese Ben, con intenzione.

Lei scosse le spalle: “Infatti non lo so. Almeno, non ancora. Per ora ho conosciuto solo te e Cooper, e credo possiamo essere amici.. anche se non so ancora il tuo nome!” E aspettò che Cooper glielo presentasse

Cooper non aveva molta voglia di presentarla a Ben. Anche se era il suo migliore amico, rimaneva sempre e comunque un po’ stronzo. Non aspettava altro che Ametista uscisse per parlare con lui e chiarire bene le cose, nei riguardi della ragazza. Anzi, prima si fossero chiariti, meglio era. A volte Ben era così insistente che ti faceva venir voglia di strozzarlo! Rassegnato, capì che non poteva essere maleducato, come avrebbe voluto.

“Ametista, ti presento Ben Anderson, il mio migliore amico. Lei è Ametista Keane. E’ arrivata oggi in città.”

Ben le sorrise, finalmente tornato in sé. Le strinse la mano con vigore: “ Lieto di conoscerti! Dove stai andando, di preciso? Vuoi che ti faccia da guida? Sono un buon Cicerone, dopo tutto è la mia città!” esclamò .

Cooper dovette farsi forza per non strozzarlo subito: sentiva il suo impulso omicida crescere rapidamente. Strinse i denti e, nel contempo, si afferrГІ forte al bancone. SperГІ che Ametista non gli dicesse dove aveva programmato di andare.

“Ti ringrazio per l’offerta, ma preferisco girare da sola! Quando arrivo in un posto nuovo, mi piace scoprirlo piano piano per i fatti miei…Magari un’altra volta: prima o poi avrò certo bisogno di una guida turistica!” rise Ametista.

Ben le sorrise sensualmente di rimando. Sulla faccia si potevano leggere, chiare, le sue reali intenzioni. S’inchinò con fare teatrale alla ragazza: “Quando vuoi, sarò sempre disponibile per te! Chiedi e ti sarà dato! Appena ti va, fammi un fischio!” esclamò, sornione.

“Sì, appena saremo soli faremo i conti! – pensò Cooper – Magari lo strozzo! In fondo, chi ha bisogno davvero del migliore amico?”

Una risata argentina illuminò la stanza: “Beh, grazie ragazzi, a dopo!” disse Ametista, con calore, ai due amici.

Senza ritegno, Ben rispose: “Rimarrò in trepidante attesa, fatina! Se mi vuoi, basta che lo dici a Cooper e volo da te!” Quel farabutto non aveva il minimo pudore a far capire che ci stava provando!”

Lei annuì, mentre usciva: “ Me lo ricorderò! Ora scusate, ma muoio dalla voglia di farmi un giro! Buona giornata, ragazzi!”

La ragazza finalmente uscì dall’albergo, mentre Cooper e Ben non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso. Ben fece un fischio di ammirazione: “ E’ la ragazza più sexy che abbia mai visto!”

“Sgomma! E’ mia!” lo minacciò, serio, Cooper. Non riusciva però a nascondere la sua ansia e la sua frustrazione, mentre guardava in faccia Ben.

“Col cavolo! Sono le donne che scelgono ed io farò di tutto perché lei scelga me!” gli rispose, a muso duro, l’amico.

Cooper iniziò a fantasticare sul fatto che ucciderlo non gli sarebbe bastato. Doveva farlo soffrire tutte le più atroci torture! In vita loro non avevano mai litigato per una femmina…ma c’è sempre una prima volta per tutto!

“Bene, caccia aperta allora! Tanto vincerò io! – esclamò Cooper, fortemente incazzato – Se vorrai raccattare le tue ossa rotte per salvare la faccia, ti capirò.” Si ritirò dietro il bancone e rimase a fissarlo con una faccia da schiaffi.

“Non hai speranza, Coop. Rassegnati. Per prima cosa, dai il mio numero di telefono ad Ametista, per giocare ad armi pari. So che prima o poi mi cercherà!”

“Sei uno sbruffone! – sclamò Cooper, sorpreso dalla faccia tosta dell’amico – Per prima cosa, dalle tu il numero, visto che io non sono il tuo servo!”

“Ok!” concordò Ben, mentre si dirigeva verso la porta. Ma prima di uscire si voltò: “Posso resistere a tutto… tranne alla tentazione. Quella è una facile, Coop, non ho bisogno del tuo aiuto per andarci a letto. Preparati alla sconfitta!” e se ne andò.

Poteva andargli peggio? Aveva trovato la donna di suoi sogni e ora il suo migliore amico aveva intenzione di insidiarla! Chissà se c’era un modo per farlo desistere!…Ma dai, a chi vuoi darla a bere? Ben non mollava mai, quando si metteva in testa una cosa! E sicuramente non lo avrebbe fatto adesso. Su una cosa aveva ragione: che sono le donne a scegliere. E lui si sarebbe assicurato che Ametista facesse la scelta giusta!

La prima cosa da fare era di scoprire tutto il possibile sulla vita di Ametista S. Keane. Quando si erano conosciuti lei aveva menzionato un magazine, il che significava che era una giornalista o giù di lì. Sperò di riuscire a pescare un mucchio di informazioni su di lei, a cominciare da chi erano i suoi amici e parenti. Le avrebbe chiesto qual era il motivo per cui si era recata in quel paesino…e comunque era sicuro che avrebbe ottenuto altre informazioni scavando nel web. Infatti, riuscì a trovare molti suoi articoli su un certo ASK Magazine. Scriveva articoli generici, ma spesso si approfondiva su storie di viaggi che aveva fatto in giro per il mondo. Le piaceva approfondire il lato misterioso ed esoterico dei posti che visitava. Non capiva ancora che cosa l’avesse trascinata in un piccolo paese come North Point e perché avesse scelto il Trenton Hill Inn per il suo soggiorno… ma sicuramente poteva trovare lui un pretesto per incuriosirla e indirizzare le sue attenzioni su di sé.

Se le sue intuizioni erano giuste, Cooper aveva tutti gli strumenti per affascinarla e tenerla legata per un po’.Una bella storia d’amore tra fantasmi era quello che ci voleva per iniziare! E l’albergo gli avrebbe fornito lo spunto adatto: Easton Hill era morto là dentro, e in giro si sussurrava che il suo fantasma si aggirasse inquieto per le stanze!




CAPITOLO TERZO


Ametista si avviò per il marciapiede, completamente persa nei suoi pensieri. Appena uscita dall’albergo, aveva notato che davanti c’era un vecchio ponte che sembrava interrotto. Quindi, senza riflettere, si diresse da quel lato, sperando che la vista ipnotica del lago la calmasse un po’. Per qualche strana ragione, riusciva sempre ad organizzare meglio i suoi pensieri, se rimaneva immobile a guardare l’acqua. E, dopo l’incontro con Ben e Cooper, ne aveva davvero bisogno!

Quei ragazzi e quelle quattro chiacchiere avevano suscitato in lei un senso di inquietudine, qualcosa di cui doveva senz’altro liberarsi. Ben Anderson era sicuramente bello, e i suoi colori erano nettamente diversi da quelli dell’amico. Cooper andava sul bruno, mentre Ben era chiaro di occhi e di capelli. Il suo interesse per lei era palese; tutto quello che doveva fare era accettare o meno il suo corteggiamento. Per ora i maschi tra cui scegliere erano due, entrambi splendidi, ma niente la faceva propendere per l’uno o l’altro.

Proprio quando aveva appena raggiunto il vecchio ponte, il cellulare squillò. Lei armeggiò un po’ con la borsa e lo afferrò. Storse il naso quando vide chi la stava chiamando: Leonessa Keane, altrimenti detta “sua madre”. “Che bello, non vedeva l’ora che mi chiamasse!” pensò con sarcasmo Ametista.

Sua madre era sicuramente volubile come uno stormo di piccioni nel cielo, ma quando si metteva un’idea in testa non c’era verso: se anche non avesse risposto, avrebbe continuato a chiamare, chiamare… fino all’esasperazione! Decise di vedere che voleva, e di tagliar corto. Inoltre, rimandare avrebbe solo aggravato le cose. Accettò la chiamata e si portò il cellulare all’orecchio:

“Ciao Mamma!” disse, provando a non far trasparire l’irritazione dal suo tono di voce. Ma non ci riuscì. Cavolo, ma perché parlare con sua madre doveva essere sempre così difficile?

“Tesoro, dove sei in questi giorni?” l’aggredì Leonessa Keane, con la sua voce acuta.

Cosa? E che cavolo le fregava dove si trovasse? Mmm…che brutto presentimento! Però poteva anche sbagliarsi. Doveva dirglielo? Era meglio mentire? Il panico le salì in gola e il cuore prese a batterle all’impazzata. Ormai era troppo tardi per inventarsi qualcosa, anche se terribili scenari le si presentavano alla mente!

“Mi trovo in una squallida cittadina del Michigan, North Point.” Provò a sembrare amorfa, ma non sapeva se ci era riuscita o meno. “ Perché, mamy?”

Ignorando completamente la domanda, Leonessa strillò dal telefono: “Ah, dove ci sono i laghi! Io adoro i laghi!”

Ametista provò il forte impulso di mettersi a urlare, ma si trattenne. Mentre parlava con sua madre doveva fare di tutto per mantenersi calma. Provò a cambiare discorso e a dirottarlo sull’ultima conquista della mamma.

“E come sta Saul?” chiese.

“Ah, quello!” rispose Leonessa, con irritazione. Leonessa poteva quasi vederla, all’altro capo del telefono: si stava sicuramente strofinando le mani addosso. “Quel coglione! E’ finita una settimana fa, sai, era il momento di tagliare, finalmente! Ma parlami di questa cittadina sul lago. Dove si trova, precisamente?”

Avrebbe dovuto immaginare che era finita! Se Ametista avesse detto di poter contare sulle dita tutti gli amanti che aveva avuto sua madre, sarebbe stata un’enorme bugia! Probabilmente avrebbe avuto bisogno di una calcolatrice, invece, o di un aggiornatissimo software! Era un elenco di lunghezza impressionante! E così, si era lasciata anche con Saul. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non immaginava così di corsa! Questa volta, sua madre aveva bruciato tutti i record!

Si coprì la bocca con la mano, per evitare di esplodere in una… esclamazione. Riprese il controllo, e sussurrò: “Sul lago Michigan…”

Dall’altra parte, Leonessa fece un urlo di gioia! “Stupendo! Ma è perfetto! E tu, dove alloggi? Sarò da te per domani. Potremmo uscire insieme come delle ragazze! Stai lavorando a un nuovo articolo? Sono sicura che sarà fantastico, come tutti gli altri! Magari, ti aiuto io nelle tue ricerche! Sarebbe divertentissimo! Non vedo l’ora di riabbracciarti, tesoro!”

Sua madre continuava a parlare da sola, senza darle il tempo di dire la sua. Non che lo desiderasse. Non appena sua madre le aveva detto che il giorno dopo sarebbe stata li, la mente di Ametista si era chiusa per il rifiuto.

Le sue paure si erano avverate. Roba da farla uscire pazza! E, purtroppo, non c’era modo di dissuaderla a venire fin laggiù. La leonessa aveva già programmato tutto, prima ancora di telefonarle. Lei faceva sempre quello che voleva e quando voleva. L’unica era abbozzare e fare buon viso a cattivo gioco. Tuttavia, Ametista decise di giocare un’ ultima carta, per provare a convincerla a rimanere in Florida.

“Oh, mamma, non ti capisco. Che vieni a fare qui? L’aeroporto è lontano dall’hotel. Inoltre sei a Miami. E’ bellissimo lì, di questa stagione!”

“Sono stufa della Florida, ho voglia di cambiare aria! E poi, è tanto che manco dal Michigan! Ormai è ora che ci faccia una capatina. Come hai detto che si chiama, l’albergo?”

Come pensava, fatica sprecata! Ametista strinse i denti, per non dire cose di cui si sarebbe pentita. C’erano delle volte in cui sua madre si comportava come una mocciosa di due anni. Se aveva preso una decisione e qualcuno cercava di farle cambiare idea, erano urla e litigi! Con riluttanza, le ripeté il nome dell’albergo: “Trenton Hill Inn, mamma.”

Felice di avere ottenuto ciò che voleva, Leonessa la salutò allegramente: “Allora, baci baci, piccola! Ci vediamo domani. “ E chiuse la linea.

Ametista se ne rimase là, col telefono in mano, ancora incredula che sua madre avesse attaccato a quel modo. Poi, sospirando, rimise il cellulare in borsa e ritornò verso l’albergo. Doveva prepararsi a ricevere la madre per il giorno dopo, ormai. Doveva dirlo a Cooper? Quello sarebbe stato un buon motivo per attaccare bottone con lui. Poi non le parve una buona idea e decise di mantenere il silenzio, per il momento.

Tuttavia, doveva riservare una stanza per sua madre. Non voleva rischiare di farla dormire in stanza con lei! Molto probabilmente si trovava momentaneamente a corto di soldi, dopo aver rotto con Saul, e solo per questo l’aveva cercata. In genere, Leonessa si faceva pagare tutto dai suoi amanti e così, quando la storia finiva, restava al verde.

Si accorse confusamente di essere tornata all’albergo. Con un sospiro capì che poteva solo adeguarsi alla situazione. “Potete aggiungere un lettino nella mia stanza, prego?” immaginò che avrebbe detto.

Entrando nella hall si accorse che non c’era più Cooper alla reception, ma una giovane donna con i capelli corti e gli occhi viola, che la salutò calorosamente: “Salve, sono Olivia. Come posso esserti utile?”

Ametista rimase profondamente delusa. Non avrebbe potuto chiedere aiuto a Cooper. Non era così grave, ma non poteva negare di essere attratta da lui. Anzi, a dirla tutta, moriva dalla voglia di vederlo!

“Salve, cercavo Cooper!” disse.

Olivia la fissò con un sorriso: “Capisco. Mi spiace, ma Cooper ha avuto un’emergenza con suo padre e quindi lo sostituisco io. Sei un’ospite registrata?”

“Oh, sì…sono Ametista Keane, stanza tredici. Volevo avvertire che domani verrà mia madre a farmi visita. Si chiama Leonessa Keane. Puoi dare disposizioni che, se non ci sono, abbia la chiave della mia stanza?”

“Certo! Ne prenderò nota sul pc. C’è altro?” rispose Olivia, mentre già batteva l’informazione sulla tastiera.

Voleva saperne di piГ№ sulla faccenda di Cooper e suo padre, e quindi chiese di botto:

“So che non sono affari miei, ma che problemi ha il padre di Cooper?” Abbassò il capo. “Ti prego di perdonare la mia curiosità, sono una maleducata!”

Olivia agitГІ la mano con gesto rassicurante:

“Sono sicura che il signor Marchant stia bene. Si è ritirato in pensione l’anno scorso, dopo la morte della moglie e ora vive da solo a Ghost Peak. Credo sia rimasto bloccato sul tetto della sua casa. Il vento gli ha buttato giù la scala, o qualcosa del genere. Per fortuna aveva il cellulare in tasca e ha potuto chiamare Cooper.”

Ghost Peak? Questo sì, che era interessante! “Ghost Peak! Che strano nome! Perché si chiama così?”

“Dicono che sia dove Easton Hill si sia dichiarato a Marianne Trenton. Sembra che fantasma di Easton appaia anche lì ogni anno, come in questo albergo!”

Ametista sentì l’eccitazione crescere in lei: aveva sentito di alcune storie di fantasmi, in città, e per questo si era recata in quella zona desolata! Avrebbe voluto assillare Olivia, con le sue domande, ma si trattenne: “Wow! Interessante! E pensi che il signor Marchant mi lascerebbe fare un giro da quelle parti?”

Olivia annuì: “Certo. Non vedo perché non dovrebbe. Ama molto la compagnia, perché sta quasi sempre solo con il suo golden retrevier e con Cooper, che va spesso a trovarlo. E poi c’è la tomba di Molly. Penso che gli farebbe piacere avere un po’ di compagnia.”

A questo punto Ametista non riuscì più a contenersi , e le domande cominciarono a uscirle a getto continuo dalla bocca:

“Splendido! Pensi che possa andarci stasera? Devo prima fargli una telefonata? Come si arriva a Ghost Peak?”

La fragorosa risata di Olivia, che si teneva ormai la mano sul petto per il troppo ridere, echeggiГІ per la hall:

“No, no, basta uscire e andare. Credo che Cooper sia ancora lì. Aspetta, che ti scrivo come arrivare. E’ una bella passeggiata, ma ne vale la pena perché il panorama è mozzafiato!” disse alla fine.

Le scrisse tutto su un pezzetto di carta. La passeggiata che aveva programmato prima era finita una schifo, ma a volte è meglio non fare programmi. Grazie ad Olivia, forse ora aveva un posto migliore dove andare. Magari, riusciva anche a tornarsene prima a casa e ad abbreviare la sua vacanza! Tanto, ormai, sua madre le sarebbe rimasta attaccata alle costole…

Avrebbe pensato al “problema mamma” l’indomani, al suo arrivo. Non aveva voglia di avvertire ora l’albergo, c’erano cose più interessanti da fare. Stava per conoscere il mistero di Easton Hill! Bruciava dalla voglia di vedere coi suoi occhi il posto in cui il fantasma aveva chiesto la mano della sua Marianne…

Olivia le porse il foglietto con le istruzioni: “Ecco qui, ti ho scritto tutto. Buona passeggiata… e in bocca a lupo!” le augurò.

Ametista le fece un largo sorriso: “Ti sono molto grata, Olivia. Passa un buon pomeriggio!” Quindi si voltò e uscì dall’albergo. Niente di meglio che una bella favola come quella, per farle battere il cuore e metterle le ali ai piedi, mentre percorreva la strada che le aveva indicato Olivia! Presto avrebbe cominciato a raccogliere informazioni e avrebbe scoperto cosa c’era di vero, in questa storia d’amore tra fantasmi!




CAPITOLO QUARTO


Cooper aveva appena finito di riporre la sacca degli attrezzi nel capanno, che vide spuntare Ametista sul vialetto davanti casa. Si fermò un attimo ad ammirare la sua bellezza, mentre il vento le scompigliava i capelli. Ogni tentativo di tenere legati i capelli era stato vanificato dalla forte brezza. Tutti i riccioli neri ormai le facevano da cornice al viso in modo disordinato… ed estremamente attraente, mentre lei faceva i gradini che portavano sul portico. Cosa diavolo l’aveva trascinata lì?

In cuor suo sperò di aver trovato la ragazza che desiderava da tempo. Comunque sia, lo avrebbe saputo presto. Ma Cooper lo sentiva nell’anima: Ametista era una ragazza speciale!

Saliti i pochi gradini, Ametista bussò alla porta. Cooper vide suo padre, Roman, aprirle e salutarla con un sorriso. Il vecchio stava andando bene, e forse sarebbe riuscito a trovare una parvenza di serenità, dopo la morte della moglie. La mamma, purtroppo, si era ammalata di cancro e aveva combattuto a lungo, prima di perdere la sua battaglia un anno prima. La sua morte aveva devastato l’uomo. I capelli gli erano diventati grigi in un momento e negli occhi blu si portava appresso un alone di tristezza che Cooper non gli aveva mai visto prima. Gli ci era voluto molto tempo, per riprendersi.

Da bravo figlio, aveva fatto di tutto per aiutare il migliore amico di suo padre, Nicholas Drake, a soggiornare per l’estate nella piccola città. Dopo essersi infortunato sul lavoro, Nicholas cercava un posto tranquillo dove farsi la convalescenza, e quale posto migliore di North Point? Sarebbe dovuto arrivare di lì a breve.

Entrò in casa dalla porta sul retro; attraversò tutta la cucina e poi si diresse verso l’ingresso, dove sentì suo padre che parlava:

“No, no, nessun disturbo! Prego, entra. Non ricevo molte visite, soprattutto di ragazze belle come te!”

Cooper approfittò di quel momento per farsi vedere: “Chi è, papà?” chiese, falsamente.

Altrettanto falsamente il vecchio si portò una mano al cuore, con aria teatrale: “Oh Dio, Cooper, non devi entrare così di sorpresa! Potresti far venire un infarto al tuo vecchio padre!”

Lui lo guardò, con aria ironica: “Ma chi, a te?” Scoccò uno sguardo veloce ad Ametista. “ E smettila, che non sei affatto vecchio!” Con la coda dell’occhio vide la ragazza che si guardava i piedi, mentre scambiava battute con suo padre. Dio, com’era bella! Lei si stava mordicchiando il labbro inferiore per l’ansia.

“Ehi, Ametista, che ci fai qui?” le chiese, come se la notasse solo in quel momento.

Lei lo guardò: “Volevo farmi un giro per Ghost Peak Island. Però non so precisamente dove si trova.” mentì.

“Come, voi due vi conoscete?” chiese, con aria confusa, suo padre.

“Sì, papà. Ametista è ospite all’albergo. Ci siamo conosciuti oggi alla reception.”

Roman la guardò con aria estasiata: “Ahhh, hai un ottimo gusto, mia cara! Trenton Hill Inn è il posto migliore dove passare le vacanze, in Michigan!” disse.

Cooper sorrise al quell’orgoglio sincero di suo padre: “Dice così perché la nostra famiglia vive qui da generazioni!” scherzò.

“Beh, ha ragione! – lo difese Ametista – Anch’io sarei orgogliosa, se avessi una famiglia antica con una bella storia alle spalle! E il vostro è davvero un hotel delizioso! Ho viaggiato molto, anche in posti esotici, ma devo dire che quell’alberghetto è per ora uno dei miei preferiti!” esclamò lei.

Roman la guardò con interesse: “Così giovane e hai già viaggiato tanto? Che lavoro fa tuo padre?” chiese.

Ad Ametista dava un po’ di fastidio quando gli altri facevano osservazioni sulla sua giovane età: che cavolo di differenza faceva, se fosse giovanissima o meno? Sua madre si era sempre vantata che la figlia, malgrado i suoi vent’anni, era già così matura! Cercò di rispondere con calma:

“Mio padre non lo so, perché in pratica non l’ho mai conosciuto. Mia madre… diciamo che è una specie di imprenditrice, sempre di qua e di là per il mondo. Una senza radici, insomma!”

“Ah , capisco – disse Roman, con aria poco convinta – Cooper, perché non accompagni questa bella signorina a fare il giro dell’isola?” disse, rivolto al figlio.

Cooper annuì con vigore: nulla lo avrebbe reso più felice che accompagnare Ametista in giro per l’isola! Non avrebbe potuto sperare in un’occasione migliore di quella, nemmeno se l’avesse programmato a tavolino! E Ben per fortuna era fuori dai piedi, così non avrebbe potuto mettergli i bastoni tra le ruote con la ragazza! Per ora, Cooper sentiva di avere un punto di vantaggio sull’amico.

Aveva scoperto molte cose su di lei, online. Sulla sua vita privata poco, ma la rivista ASK metteva in bella evidenza tutti i suoi articoli. Ametista aveva scritto anche molti editoriali. Da quello che aveva capito, il ruolo della ragazza, nel magazine, era molto più importante di quello che aveva detto lei. In seguito, le avrebbe chiesto conferma se il giornale fosse il suo, come credeva, e così si sarebbe anche spiegato il nome ASK del magazine.

Avrebbe approfittato di quella occasione per raccontarle della leggenda del luogo. Lui e il padre erano degli esperti, in materia. La cosa era di dominio pubblico, ma solo la famiglia Marchant era in possesso di tutte le lettere di Marianne, e dei suoi diari. Erano tra le tante cose che la donna aveva lasciato in quella che all’epoca era una locanda, mentre fuggiva.

“Se ti va, ti faccio vedere dei posti interessanti.” le disse.

Quel pomeriggio si preannunciava il più bello della sua vita! Le sorrise e insieme si avviarono sul vialetto, passando dietro alla casa. Lì, Cooper si fermò sul bordo di una ripida scogliera. L’acqua del lago si frangeva sulle rocce. Proprio in mezzo al lago c’era un’isoletta in cui si innalzava una sommità rocciosa, bianca e grigia. Dal punto in cui si trovavano, sembrava così vicina da poterla toccare con la mano.

Cooper le diede un colpetto sulla spalle e gliela indicГІ:

“Quella è Ghost Peak. Non è proprio una montagna, ma a noi di famiglia piace immaginarla come il nostro monte privato. Quell’isolotto è antico, e stava già qui molto prima che venisse fondata la cittadina. Però una volta non si chiamava così: il nome gli è stato dato dopo la morte di Easton Hill.”

Ametista si soffermò a guardare l’altura: “E perché questo nome, poi? Che c’entra quell’isolotto con la morte di Easton Hill?” disse, puntando lo sguardo su Ghost Peak.

Cooper sorrise. A questo punto, poteva anche dirle tutto. Ormai, aveva la sua attenzione e non voleva perderla.

“Secondo la leggenda, Easton Hill e Marianne erano fuori in barca, per una passeggiata. Pare che lì Easton l’abbia chiesta in moglie e che lei abbia accettato. Era uno dei loro posti preferiti, perché è così romantico…E non è cambiato molto, da allora. Anche alla gente del luogo ogni tanto piace andare in gita sull’isolotto.”

Ametista scosse il capo: “Se è solo per questo, allora dovevate chiamarlo Love Peak e non Ghost Peak! La cosa non quadra. Perché quel nome strano, che fa pensare ad una storia tragica, di fantasmi?” chiese, poco convinta.

“Sarebbe stato il nome giusto, se ci fosse stato il lieto fine. Ma purtroppo la storia d’amore è finita in tragedia.”

“Che vuoi dire? Spiegati meglio!” chiese Ametista, guardandolo di sbieco.

“Perché poi lui ha perso la sua amata. O lei ha perso lui, a seconda dell’interpretazione. Quindi si dice che, in un preciso giorno dell’anno, lui si rechi all’isolotto, sperando di ritrovarla. Però sembra, che fino ad ora, non abbia avuto molta fortuna, povero bastardo…” Messa così, era davvero una storia tragica.



“Poveraccio!– esclamò lei – E in che giorno dell’anno torna all’isola?” chiese, mordendosi il labbro. Era tenerissima! Cooper avrebbe voluto che fossero più vicini, in modo da provare a baciare quelle belle e turgide labbra. Aveva una bocca bellissima e i denti così bianchi la facevano apparire ancora più rossa!

Cooper scrollò le spalle: “Non si sa per certo. Ci sono varie ipotesi, ma nessuna sicura. Si potrebbe più o meno intuire il giorno partendo dalla data del loro matrimonio, il primo aprile 1953. Ma neanche il diario di Marianne ne fa menzione.”

“Il primo aprile? – esclamò Ametista – Interessante!” Poi socchiuse gli occhi. “ Hai detto che hai il suo diario. Posso leggerlo?” gli chiese, con la voce eccitata e gli occhioni.

Bene, era stato facilissimo dirottarla nella direzione voluta! Non si era nemmeno accorta che lui stava recitando! Tutto filava alla perfezione… E a breve Cooper avrebbe potuto appurare se quella ragazza era così speciale come credeva! Più tempo passavano insieme, maggiori sarebbero state le sue possibilità di conquistarla.

“Beh, non saprei. Le sue lettere e i suoi diari sono cimeli di famiglia. Hanno più di cinquant’anni!” rispose.

“Oh, dai! Ti prometto che starò attenta e che li tratterò con cura! Ti prego!” incalzò lei.

Lui decise di farsi pregare. “Non lo so, Ametista. Non ti offendere, ma in fondo ti conosco appena! Chi mi dice che non fuggirai coi diari?”

Lei lo guardò, un po’ irritata: “Beh, puoi restare con me mentre li leggo! Così potrai anche accertarti se lo tratto bene!” esclamò.

Di bene in meglio, lei stessa gli suggeriva quello che lui aveva in mente! Gli stava rendendo tutto più facile! Non che avesse da lamentarsi…

“Sì…si potrebbe fare… Ma come mai sei così interessata a Marianne e a Easton?”

“Se ben ti ricordi… sono una giornalista. Te l’ho detto stamane, quando ci siamo conosciuti!” Sospirò. “Ammetto che la mia debolezza è scrivere di storie del genere, che fanno parte del colore locale dei luoghi che visito. E in genere li scelgo apposta come meta dei miei viaggi! Per caso mi sono imbattuta nelle leggende di questa piccola città e mi sono precipitata qui! Ma voglio scrivere di storie vere di fantasmi, non di fumettoni inventati tanto per vendere il giornale! Mi dai una mano?”

“Perché no? – rispose, soddisfatto, Cooper – Hai già abbozzato qualcosa? Posso leggere?”

“Sinceramente, non mi piace che qualcuno legga ciò che scrivo prima che ho terminato l’articolo. Ti dispiace se poi te ne mando una copia?”

Benissimo! Sarebbe stato un buon motivo per tenersi in contatto, se lei avesse lasciato la città prima di… concludere! Sperava di conquistarla e di fidanzarsi con lei, in quelle due settimane, ma se non ci fosse riuscito aveva bisogno di un Piano B.

“Sì, mi piacerebbe, grazie! Non vedo l’ora di leggere l’articolo!”

Lei gli scoccò un meraviglioso sorriso: “ Benissimo! Allora faremo così! E ora… posso leggere quei diari?”

“Certo! Vieni con me. Devo avvertire mio padre che torniamo all’albergo.”

Sulla strada del ritorno, Ametista quasi danzava per la gioia e l’entusiasmo! “ Grazie, grazie mille! Quei diari sono molto di più di ciò che speravo di trovare!” continuava a ripetere.

Lui si augurГІ che quelle vecchie carte la soddisfacessero davvero. Dal canto suo, lui non poteva che toccare il cielo con un dito! Ametista aveva tutte le qualitГ  che aveva sempre cercato in una donna.

Ora, l’unica cosa che rimaneva da fare, era riuscire a farla cadere ai suoi piedi!




CAPITOLO QUINTO


Per la prima volta nella sua vita, Ametista pensò che stare con un ragazzo potesse essere bellissimo! In fondo aveva un lavoro che amava e che le permetteva di vivere bene, e non aveva grandi pensieri. A volte, perfino sua madre non era male e, a pensarci bene, la sua infanzia non era stata poi così disastrosa! L’amore di sua madre non le era mai mancato, e sapeva che Leonessa, per il tipo che era, non amava mettere radici da qualche parte. Forse era anche per questo che si erano trasferite così spesso.

Aveva visitato molti posti, nella sua breve esistenza, e da ognuno di essi aveva sentito sprigionarsi una sorta di magia, come se stessero solo aspettando che Ametista prendesse la sua vita in mano. Nessun maschio le era mai piaciuto prima come Cooper, e ora grazie a lui stava facendo un mucchio di considerazioni.

Questa volta le risultò davvero facile trovare informazioni sulla città e sulle sue leggende: Cooper la stava aiutando davvero tantissimo! La scoperta di rari diari il primo giorno di permanenza? Mai successa una cosa simile! E, come bonus, aveva anche l’opportunità di passare del tempo con Cooper. Ametista si umettò le labbra, ammirando il sedere del bellissimo ragazzo che le camminava davanti. Sembrava che anche a lui facesse piacere darle una mano, il che non guastava.




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